Bonus edilizi nel palermitano con investimenti in cripto valute per 8 milioni di euro. I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, della procura e convalidato dal gip di Palermo, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro.

Le società coinvolte

Nel corso dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Giorgia Righi, sono state individuare due società palermitane: la Vmh Consulting e la Ausonia, entrambe legalmente rappresentate da Vittorio Macaluso.

Chi sono gli indagati

Vittorio Macaluso, 51 anni di Castellana Sicula, è indagato per emissione di fatture false, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Maria Giunta, 71 anni, sempre originaria del paese in provincia di Palermo, e i palermitani Valentina Vitrano, 50 anni, Francesco Di Marco, 52 anni, Rosalia Guercio, 32 anni, e Angela Simonetti, di 42, rispondono di emissione di fatture false e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Nel corso delle indagini sono state individuate due società di capitali con sede a Palermo, operanti nel settore edile, che secondo le indagini dei finanzieri erano, in realtà, solo società di facciata non avendo strutture e mezzi idonei per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto di bonus. Una di queste era stata costituita in pieno periodo pandemico. Queste ditte avrebbero emesso fatture false relative ad interventi di riqualificazione edilizia in realtà mai eseguiti, al fine di maturare indebitamente i relativi crediti che fanno riferimento al bonus facciate, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 90%; all’ecobonus, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 65%; al bonus recupero patrimonio edilizio, per cui è prevista la detrazione delle spese nella misura del 50%.

I titolari delle società avrebbero, così, conseguito fittizi crediti d’imposta per oltre 6 milioni di euro. Crediti che attraverso l’opzione dello sconto in fattura, previsto dal decreto rilancio, sarebbero stati ceduti alle due citate società, che in parte li avrebbero monetizzati cedendoli a intermediari finanziari o ad altre persone giuridiche. Una quota dei profitti, per un importo di oltre un milione di euro, è stata poi riutilizzata dal principale indagato attraverso  investimenti in oro nonché in criptovalute, detenute su diverse piattaforme online.

Il decreto della Procura

La Procura ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, anche nella forma per equivalente, che ha permesso di sottoporre a vincolo cautelare reale ingenti crediti d’imposta ancora detenuti nei cassetti fiscali delle società coinvolte, 25 rapporti finanziari, 10 immobili, 2 autoveicoli e quote societarie.

L’odierna attività di servizio, svolta nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità e a garantire il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di tutelare le imprese che operano nel rispetto della legge, nonché per il recupero delle risorse sottratte alla collettività.

 

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