Nel corso della veglia allo Zen per ricordare Paolo Taormina e per dire basta alla violenza l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha letto un brano della lettera scritta dalla mamma di Salvatore Calvaruso, il giovane di 19 anni che insieme a Samuel Acquisto e Mattias Conti sono accusati di avere ucciso a Monreale ad aprile scorso dopo una rissa i giovani Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo.
In tanti hanno preso parte allo Zen, alla veglia voluta dagli arcivescovi di Palermo e MonrealeCorrado Lorefice e Gualtiero Isacchi una settimana dall’omicidio di Paolo Taormina, assassinato in una zona delle movida.
Nel piazzale antistante la parrocchia San Filippo Neri, allo Zen, si sono ritrovati in centinaia per manifestare solidarietà alla famiglia del 21enne ucciso nel tentativo di sedare una rissa. “Non siamo venuti per condannare il quartiere, se accadono alcune cose la responsabilità è di tutti”, ha detto Lorefice prima di abbracciare, insieme a Gualtieri, la famiglia di Taormina e la madre di Sara Campanella. Per Isacchi “è importante testimoniare una presenza nel quartiere Zen, non sono gli ambienti a creare il degrado”.
Molte le autorità presenti, dal prefetto Massimo Mariani al sindaco Roberto Lagalla, dal questore Vito Calvino ai rappresentanti delle forze dell’ordine, oltre ad assessori e consiglieri comunali. Ma a essere presente è anche il quartiere dello Zen, con diversi residenti che hanno preso parte al momento di preghiera, oltre a tanti palermitani venuti da ogni parte della città, come la delegazione di insegnanti e studenti del liceo Majorana, gli scout e diverse associazioni e gruppi parrocchiali tra cui l’Ucsi.
“A Palermo serve l’esercito – dice Giovanna che abita allo Zen e collabora in parrocchia -. Mio figlio ha 26 anni e ha paura di uscire la sera. Cosa servirebbe allo Zen? Tutto, non saprei nemmeno da dove cominciare”. “Totò Riina è uno che ha sprecato la sua vita, quando è morto non aveva nessuno accanto. Dal male nasce il male, Salvatore Riina è un falso mito”, ha detto il magistrato Antonio Balsamo, nel corso del momento di preghiera. “Don Pino Puglisi oggi verrebbe allo Zen – ha continuato – perché lo Zen è Palermo e il futuro della città dipende da quartieri come questo. Sarebbe bello che un giorno da qui partisse un’esperienza collettiva”
“Il problema non è lo Zen, non sono le vie di Palermo e Monreale, la città appartiene agli uomini e alle donne di pace, a coloro che credono nella giustizia”, ha detto l’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi durante la preghiera. “Viviamo questo luogo con speranza – ha continuato -. La gioia vera non sta nelle armi o nella sopraffazione ma nel sentirsi amati. Gridiamolo nelle scuole, sui social, raccontiamolo ai giovani. Lo Zen è casa nostra, casa di ciascuno di noi”.
“Dobbiamo gridare ai giovani che le organizzazioni criminali non vogliono la loro felicità”, ha osservato l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. “Il centro della città è dove è la persona, sono gli uomini a costruire le periferie – ha aggiunto – Dobbiamo cambiare stile, Palermo deve ripartire dal basso e avere la passione per tutti, specie per chi non è destinatario dei beni essenziali. Anche chi ha compiti istituzionali deve essere capace di coraggio, di ripartire dalla gente e dalle periferie esistenziali”. Presente anche il parroco di San Filippo Neri, la parrocchia del quartiere Zen, don Giovanni Giannalia: “Il disagio giovanile riguarda tutta Palermo e tutti siamo impegnati nel lavorare con i giovani e con la gente. Abbiamo bisogno di persone che si spendano per il quartiere”.
Ecco il testo della lettera.
Noi famiglia Calvaruso
siamo distrutti per questa tragedia che ha colpito tutti. Questi sono dolori che toccano e distruggono la vita.
Noi subito ci siamo uniti al vostro dolore e abbiamo rilasciato poche parole per fare chiarezza sulla nostra posizione per quanto avvenuto, e fare capire il nostro dispiacere e la nostra disapprovazione.
Capiamo che ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero in momenti così delicati e tragici non vengano percepiti in maniera giusta e sembrino inadeguati. Non ci sono parole che possano consolare e alleviare la sofferenza.
Ci scusiamo e chiediamo perdono… Sono parole banali ma non ci sono altre parole.
Pure noi sentiamo il peso della perdita di questi ragazzi e abbiamo il cuore distrutto.
Anche a noi è finita la vita e chi ci conosce lo può dire. Il nostro parroco che ci è stato vicino in questi mesi, ci ha dato tanto conforto, ha visto la nostra disperazione e come abbiamo sempre pensato a voi in qualunque momento con reale sofferenza e paura.
Noi eravamo e siamo una famiglia tranquilla con dei sani valori.
Abbiamo rispetto per tutti gli esseri umani e diamo valore al lavoro e ai suoi frutti ottenuti con grande spirito di sacrificio.
Noi preghiamo Dio sempre, di sostenere le vostre famiglie e di darvi tanta forza e tanta lucidità per affrontare questo cammino.
Le mamme sono il perno principale di tutte le famiglie e proprio a voi mamme chiediamo di essere comprensive e caritatevoli. Lo sappiamo che e’ difficile, ma pure per noi e’ difficile affrontare tutto questo dolore che non e’ minimamente paragonabile al vostro e che nessun genitore dovrebbe mai provare .
In questo cammino difficile e duro vi siamo umilmente vicini con tanto dolore e sofferenza.









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