Quarantotto ore di follia attorno al cancello di via Tiro a Segno a Palermo. Animalisti convinti che darebbero la vita per gli altri per lo più sobillati e aizzati da quanti hanno interesse che quel canile resti pieno e che i lavori di ristrutturazione restino al palo.

I cani prima sul camion per andare in altri canili. Poi fatti scendere tra l’esultanza generale.

In questa lotta il benessere dei cani non c’è. C’è invece uno strano intreccio di interessi che a poco a poco si va delineando.

Tra gestori di canili diffusi, animalisti che fanno soldi con i cani randagi e pare anche personale dell’apparato pubblico che dovrebbe controllare e invece lucra su questi poveri randagi.

Le carte e il faldone per un’inchiesta che potrebbe svelare la grande truffa attorno al canile è pronta. Ci sono i nomi e i cognomi di chi ha lucrato sulla pelle degli animali.

C’è chi per un cane prende un contributo una tantum di 480 euro e viene additata come la peggiore persona del mondo che traffica con animali. “Una che deve morire o deve essere uccisa”, questo il tenore dei messaggi sui social.

Poi ci sono animalisti con le stelle al petto, riconosciuti dall’ambiente e venerati come eroi che prendono per un cane 2080 euro l’anno e in più soldi sulle raccolte che finirebbero in conti privatie postepay.

Queste sono le ipotesi su cui si sta lavorando. Siamo in campagna elettorale e anche il canile diventa luogo di scontro.

Non il benessere dei cani, ma la lotta tra animalisti veri e quelli che con i randagi ci campano.

Gabriele Marchese, dirigente del Comune di Palermo, ha le idee molto chiare su quanto sta succedendo. Il Comune spende ogni anno 920 mila euro l’anno dati ad associazioni per gestire i cani. Negli ultimi anni sono stati spesi 5 milioni di euro.  Se il canile è pieno gli animali devono finire in altri canili gestiti da privati.

Si comprende che la torta è tanta. Per questo su tutta questa storia c’è tanto fanatismo e una cortina fumogena fatta di notizie false e palle spaziali.

“Il sindaco ha venduto i cani per la vivisezione”, questa è una delle tante notizie false (si chiamerebbero cazzate) messe in giro su Facebook anche da ambientalisti di chiara fama come Licia Colò.

La storia è ben altra. E’ finito il gioco. Il giocattolo è stato scoperto. La strada della verità anche in questa vicenda è dura, impervia. Forse servirà sempre l’azione della magistratura per chiarire come stanno le cose. E quali sono i buoni  e i cattivi che come sempre non sono tutti da un lato o dall’altro.