Chissà cosa avrebbe pensato l’antenata dei Siciliani. Thea, ritrovata nella grotta di San Teodoro, nei pressi di Acquedolci (ME), ha circa 14.000 anni. Si trova oggi esposta in una teca di vetro di un Museo bellissimo, in corso Tukory a Palermo. Forse una donna importante morta di parto, alla quale è dedicata una sala del Museo di Paleontologia e Geologia Gaetano Giorgio Gemmellaro.

Assieme a lei gli elefantini nani che vivano un tempo in Sicilia assieme a bisonti, iene, ippopotami e poi ancora conchiglie rarissime e, tanto per non dilungarci molto, i minerali raccolti nell’Isola Ferdinandea, comparsa nell’estate del 1831 nel Canale di Sicilia  grazie ad una eruzione vulcanica  e già scomparsa nel dicembre dello stesso anno.  Si trova oggi a pochi metri sotto il livello del mare e forse è meglio così, almeno non vede cosa la città riserva ai suoi resti.

In quel Museo vi è tutta la storia geologica e paleontologica della Sicilia. Un luogo importante che dovrebbe rappresentare uno dei principali orgogli della città. La dimora di Thea è invece circondata di immondizia di varia natura.

Cumuli veri e propri che, come successo due settimane addietro, vengono dati alle fiamme fino ad arrivare a danneggiare la parte posteriore della palazzina che ospita il prestigioso Museo. A nulla valgono gli appelli rivolti dai gestori anche attraverso facebook. Tanti sforzi per tentare di riportare nella posizione dovuta la struttura. Dalle feste di compleanno per i bambini, ai laboratori didattici fino alle visite guidate per i visitatori. Un mondo incantato illustrato con competenza  e passione dalle guide. Eppure domenica scorsa, la prima successiva all’incendio, i mercanti di cianfrusaglie avevano inondato la stessa entrata della struttura Museale.

Per leggere le informazioni sugli orari del Museo, bisognava districarsi tra lavelli usati, un water (presumibilmente anch’esso usato), una più tecnologica antenna parabolica, una culla, vino di ignota provenienza dal quale è  meglio stare lontani, un contenitore in metallo (aperto) contenente una non meglio specificata miscela di olii di semi vari, poi ancora un televisore, scarpe vecchie, soprammobili vari, finanche la più classica motoape mille volte riparata e parcheggiata sul marciapiede sotto il cartello con la scritta “Sito Unesco – Arabo Normanno”.

Un bel regalo da vera città della cultura (da scrivere tutto in caratteri minuscoli) che si scorda pure delle sue origini. Povera Thea, antenata dei Siciliani tutti. In 14.000 anni ne deve aver visto di tutti i colori ma un simile trattamento, riservato dai suoi discendenti, forse non le era mai capitato. Meglio la grotta, almeno  scarpe vecchie e water usati non dovevano avvilirla.  Palermo, di certo, non la merita.

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