L’area attorno alla lapide che ricorda la strage di via D’Amelio a Palermo trasformata in una colonia per gatti. Tra resti di cibo, feci e una condizione generale che non è sicuramente accogliente. A denunciare pubblicamente questo stato di cose è Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo che fu vittima dell’attentato orchestrato da cosa nostra nell’estate del 1992. La lapide si trova proprio nel luogo in cui avvenne quella terribile esplosione che quel 19 luglio di 31 anni fa segnò profondamente la Sicilia e l’Italia intera.

Luogo simbolo

Salvatore Borsellino nella sua denuncia mette in evidenza di non avere nulla in contrario ad un luogo di accoglienza per gli animali. Ma chiede rispetto per quel luogo che avrebbe tutt’altra funzione. “Questo è lo stato di un altro luogo simbolo a Palermo – afferma -. La lapide posta in via D’Amelio davanti alla casa dove abitava Paolo Borselllino. E’ diventata una colonia ed un posto di ristoro per i gatti. Ed è giusto che abbiano qualcosa da mangiare e un ricovero, ma non c’era nessun altro posto per accoglierli?”.

Cosa è stato trovato

Borsellino ha trovato una condizione generale di degrado. Tanti piccoli ricoveri improvvisati di plastica, polistirolo o anche mattoni. E poi decine di piatti con resti di cibo. Una condizione generale di ovvio degrado, chiaramente non attinente alla funzione per cui è stato deputato il luogo. Questa lapide è un luogo simbolo dove rendono omaggio ogni anno istituzioni, autorità civile e militari ma anche semplici cittadini.

La targa danneggiata

Non è la prima amarezza che è costretto a dover subire Salvatore Borsellino nei luoghi di memoria. Nel 2019 danneggiata la targa posta alla base dell’albero di ulivo piantumato sempre in via D’Amelio, nella buca lasciata dall’esplosione che il 19 luglio del 1992 uccise Paolo Borsellino ed i suoi agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Mai chiarito se il danneggiamento sia stato accidentale o è stato l’ennesimo sfregio alla memoria in una città che a volte sembra dimenticare quanto accaduto ai servitori dello Stato.

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