Ci sono anche parenti, amici, colleghi sopravvissuti alla strage sul lavoro del 6 maggio dello scorso anno in piazza a Casteldaccia alla manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil per chiedere, nel giorno della festa dei lavoratori, che la sicurezza diventi una priorità nazionale.

Casteldaccia è una delle tre piazze nazionali e a Palermo c’è Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl che da BlogSicilia ha lanciato il suo appello al governo.

Una manifestazione iniziata con la lettura dei nomi di quelle vittime: Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Epifanio Alsazia, Ignazio Giordano, Giuseppe La Barbera. Sono loro i 5 operai morti il 6 maggio dell’anno scorso mentre intervenivano sulla rete fognaria a Casteldaccia.

Ad aprire l’evento è stata Luisella Lionti, segretaria della Uil Sicilia, a chiudere la Fumarola

La ricetta della segretaria Cisl

“Formazione per i lavoratori e le imprese, incentivi per le aziende che investono in sicurezza, più ispettori perché quelli che ci sono anche se sono stati aumentati non bastano ancora, patente a crediti estesa anche agli altri settori, sorveglianza sanitaria perché la sicurezza non è solo morti sul lavoro ma dobbiamo fare in modo che le persone non si ammalino nei luoghi di lavoro e non vengano aggredite. Il luogo di lavoro deve essere il punto più salubre per uomini e donne che attraverso il lavoro vogliono realizzare i propri obiettivi di vita” è la ricetta dettata dalla leader Daniela Fumarola.

Sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro le parti sociali sono già state invitate dal governo ad un tavolo previsto per l’8 maggio e convocato dalla premier Meloni. “Abbiamo una normativa abbastanza all’avanguardia, il vero problema è quanto si applichi, quanta prevenzione si fa, quanta repressione – ha aggiunto Fumarola – La cosa importante è coinvolgere le imprese in una responsabilità praticata, investire in sicurezza non è mai un costo è sempre un vantaggio per qualificare il lavoro”.

Il lavoro nero e il lavoro povero

“La piaga del lavoro nero esiste ed è estesa in molte aree del paese. Fino a qualche tempo fa si parlava di caporalato soltanto al Sud, ora purtroppo si è spostato anche in altri posti dell’Italia. Si combatte attraverso la cultura della legalità e maggiori ispezioni, serve soprattutto un raccordo tra i soggetti che si occupano di prevenzione e di repressione, perché non si può agire in maniera spacchettata”.

“La quantità del lavoro non è un problema, gli occupati crescono e crescono in diversi settori, semmai abbiamo un problema di qualità del lavoro: ci sono troppe donne ancora fuori dal mercato del lavoro nonostante ci sia stato un incremento positivo nel nostro Paese, soprattutto al Sud. E abbiamo tanti giovani fuori dai perimetri del lavoro, dobbiamo fare in modo di includerli e per farlo bisogna creare nuovo lavoro e quindi mettere a frutto gli investimenti del Pnrr che devono essere spesi presto e bene. Poi abbiamo da gestire la fase successiva e noi proponiamo un grande patto per il lavoro e la responsabilità”.