Partono ufficialmente oggi i lavori di restauro del casolare di Cinisi, nel Palermitano, in cui il 9 maggio 1978 fu ucciso dalla mafia il giornalista Peppino Impastato. Il cantiere, finanziato dalla Regione Siciliana con risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per un importo complessivo di circa 126 mila euro, è stato aperto nel pomeriggio con la consegna ufficiale dei lavori.

Schifani, “Preservare la memoria collettiva”

“Preservare i luoghi della nostra storia e valorizzare la memoria collettiva – dice il governatore Renato Schifani – è un dovere imprescindibile per la crescita sana della nostra terra. Il sacrificio di persone coraggiose come Peppino Impastato, che sono state pronte a rinnegare anche la propria famiglia per liberare la Sicilia dalla mafia, deve essere d’esempio per ognuno di noi e soprattutto per chi rappresenta le istituzioni”,

Il progetto di restauro curato dalla Soprintendenza

Il progetto di restauro del fabbricato e del terreno circostante, espropriati ed entrati in possesso del patrimonio della Regione nel 2020, è stato redatto dalla Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Palermo, diretta da Selima Giuliano, oggi presente alla consegna dei lavori.

Obiettivo: restituire il luogo alla memoria

La fine delle opere di ristrutturazione, che saranno realizzate tutelando la struttura esistente ma con l’obiettivo di migliorarne la fruizione pubblica, è prevista per il mese di luglio. “Il nostro obiettivo – commenta l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – è quello di restituire al più presto questo luogo, dalla forte valenza simbolica di testimonianza di civiltà e di lotta alla criminalità organizzata, al “percorso della memoria” in ricordo delle vittime di mafia. È un bene di tutti che abbiamo preso l’impegno di tutelare e valorizzare”.

Chi è stato Peppino Impastato

Speaker di Radio Aut, Peppino Impastato, era un personaggio scomodo e irriverente. Era militante di Democrazia proletaria, candidato al consiglio comunale di Cinisi. Fu ucciso nel giorno in cui doveva tenere il suo ultimo comizio elettorale. Nato a Cinisi da una famiglia mafiosa, rompe con il padre e dà il via a un’attività politico-culturale antimafia. Fonda il giornalino “L’idea socialista” e, nel 1977, dà vita a “Radio Aut”, una radio libera autofinanziata in cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, facendo nomi e cognomi. In primis quello del capomafia Tano Badalamenti. Nella trasmissione “Onda pazza”, molto seguita, sbeffeggia mafiosi e politici.

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