Vincenzo Liarda, sindacalista della Cgil di Polizzi Generosa (Palermo) e protagonista di tante iniziative antimafia nelle Madonie, ha ricevuto in tutto una ventina di lettere minatorie, ma per la Procura di Termini Imerese almeno una di queste sarebbe stata scritta da lui stesso.

Così Liarda è passato dal ruolo di eroe antimafia a quello di imputato, perché è stato citato a giudizio per simulazione di reato e adesso dovrà difendersi al processo che inizierà il 17 luglio.

Il sindacalista – come scrive il Giornale di Sicilia – negli anni è stato il promotore di diverse mobilitazioni per l’utilizzo sociale del feudo Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco, detto “Il Papa”, nel 1987 dopo un’inchiesta di Giovanni Falcone. La vicenda si è risolta positivamente con l’assegnazione del bene assegnato al Consorzio madonita Legalità e sviluppo. Liarda ha denunciato intimidazioni: una ventina di lettere con esplicite minacce, un’auto bruciata, alcuni alberi tagliati in un terreno di sua proprietà.

In una lettera veniva minacciato anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia. La situazione si era resa talmente drammatica che aveva indotto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ad assegnare una scorta a Liarda. Quando gli era stata revocata, dal mondo politico erano divampate forti polemiche per il rischio che l’uomo-simbolo della lotta alla mafia nelle Madonie fosse lasciato solo dallo Stato. Il sindacalista era stato anche sentito dalla Commissione regionale antimafia davanti alla quale aveva ribadito di essere stato preso di mira per avere promosso il recupero produttivo di un bene mafioso e per avere portato avanti un progetto di promozione sociale.