“Alla luce delle polemiche montate su una campagna fotografica sul sesso sicuro e sulla libertà sessuale pubblicata nelle scorse ore sulla pagina facebook del Palermo pride, riteniamo doveroso come Coordinamento chiarire che lo slogan di quella campagna fotografica riguardava solo la campagna, e non è in alcun modo da intendersi come lo slogan del Palermo Pride 2016, che, come ogni anno, verrà comunicato nella sede opportuna, cioè durante la conferenza stampa di presentazione”.

Il post è apparso nella pagina Facebook del Palermo Pride a distanza di 24 ore dall’approdo sui giornali on line delle polemiche che hanno ‘travolto’ su Facebook e sulla rete in generale quel ‘ognuno cià ficca a cu vole’ tacciato di sessismo, di volgarità e così via dagli utenti della rete.

Dunque lo slogan in questione, precisano dal comitato organizzatore non è quello del Pride 2016 ma lo slogan di una campagna fotografica sull’uso del profilattico.

Naturalmente la ‘sfida’ fra favorevoli e contrari a questo tipo di provocazione prosegue ma su altri binari non trattandosi dello slogan del Palermo Pride.

Nonostante non si tratti, infatti, dei uno slogan ufficiale appena qualche ora prima, sulla stessa pagina, la campagna in questione veniva difesa con forza con un lungo post firmato da Luigi Carollo intitolato “La sola cosa veramente volgare è l’ipocrisia”.

“Ebbene si, le persone lgbt non si limitano ad amare ma ficcano anche -vi si legge -. O se la fanno ficcare. O entrambe le cose, dipende dalle preferenze. Certo, baciano anche. E toccano – e poi rincara la dose- e leccano. E magari il prossimo anno faremo delle collane dove specificheremo che ognuno cià licca, tocca, vasa a cu voli. Perché la sola cosa opinabile nella giocosa campagna fotografica di “Ognuno cià ficca a cu voli” è il riferimento esclusivo alla sessualità penetrativa (in modalità un po’ troppo maschile 😀 ). Ovviamente, purtroppo, nessuna delle persone che ha criticato queste foto ha ritenuto opportuno fare riferimento a questo (in realtà su Facebook sono numerose le critiche proprio a questo aspetto forse non nella pagina del Pride però ndr). Lo scandalo, invece, sta altrove. Ma ci torniamo dopo”.

“Prima, un altro appunto: è un vero peccato che chi si è scandalizzato/a non abbia nemmeno visto il preservativo (forse la comunicazione era errata anche perché non portava l’attenzione sul preservativo? ndr). Che da solo sarebbe stato sufficiente a far capire che quel “ficcare” è inteso come atto compiuto nel pieno rispetto reciproco e, soprattutto, come atto volontario tra persone consenzienti. Ecco perché, e torniamo allo scandalo appunto, è del tutto fuori luogo e in mala fede chi ha visto in quel “cu voli” il rischio di riferimenti più o meno espliciti alla violenza o al sesso con minori (possiamo aggiungere “non consenzienti” senza suscitare ridicole polemiche moraliste? Più che altro per ricordare che l’età del consenso in Italia è fissata dalla Legge a 16 anni e non a 18). Ma fortunatamente chi si è offesa/o per questa ragione costituisce una piccolissima minoranza. Tutti/e gli/le altri/e si sono invece risentiti/e per la volgarità. Come faremo domani a portare i nostri figli al Pride? Gliela spiega il Sindaco la parola “ficcare”? Siete i soliti provocatori!! E poi vi chiedete perché la gente è omofoba, perché non vi vengono riconosciuti diritti etc… Questo, più o meno, è il sunto delle reazioni alla campagna fotografica (le reazioni di chi non ha gradito, sia chiaro). Mai come in questo caso, tali reazioni dimostrano che la volgarità è un concetto pericoloso. Perché viene sempre usato e sbattuto in faccia come se fosse assoluto; senza rendersi conto, invece, che “volgare” è un concetto fondato su giudizi e categorie assolutamente personali”.

“Ecco perché, quando si reagisce male, la volgarità è in realtà negli occhi di chi guarda e non nel soggetto/oggetto guardato. In questo caso, non è universalmente volgare la parola “ficcare”, ma è individualmente volgare il modo in cui si recepisce quella parola. Chi non ha a prescindere problemi con la sessualità altrui (e con la propria) e chi conosce le ragioni e la storia del Pride, è in grado di ridere e di comprendere che si tratta di una campagna giocosa. All’interno di un contesto che, da anni, tra convegni e dibattiti e presentazioni di libri e iniziative politiche propone molto più che semplice scherzo/gioco/ironia”.

“Chi non conosce il Palermo Pride, e si tratta quindi di persone la cui adesione “alla causa” è parziale o addirittura finta, può invece reagire con stupidate del tipo “perché non fate cose più serie?”. Come se non facessimo altro 365 giorni all’anno e anche durante il Pride. Però non cogliere l’ironia ci può stare, può anche dipendere da un nostro difetto di comunicazione; per carità. Altra cosa è invece lo scandalo sulla parola “ficcare”. Chi si risente, chi parla di volgarità, chi attribuisce a questa parola la causa della lontananza di molte persone eterosessuali dalle battaglie del movimento lgbt è invece imperdonabile. E lo è perché mente. E mentendo svela la propria ipocrisia.
Sono le persone che ci riconoscono il diritto di sposarci, di non essere discriminati/e, di esistere… A PATTO, però, di non ricordare loro che le persone lgbt sono anche soggetti sessuali e sessuati. Che amano, è vero, ma trombano anche. E in molti casi (oddio che vergogna!) trombano senza amare, al solo scopo di soddisfarsi. Esattamente come le persone eterosessuali; esattamente come chi ha criticato la foto e la parola “ficcare”; esattamente come chiunque. Dietro questo scandalo si nasconde, evidentemente, la convinzione che i nostri diritti sono cosa dovuta solo a patto che andiamo in giro senza sporcare e senza fare rumore. Certo che abbiamo il diritto di non essere discriminati/e! Però c’è bisogno di andare in giro a manifestare coi culi di fuori? C’è bisogno di dire “parolacce”? Dinanzi ad obiezioni di questo genere, l’allora candidato ed oggi Sindaco Leoluca Orlando, un paio di anni fa rispose che “la sola cosa di cui non c’è bisogno è di dire agli altri come devono manifestare”. E aveva (e ha) ragione. Quando si aderisce con convinzione politica ad una causa, lo si fa senza pensare di poter scegliere le parole da mettere in bocca e i vestiti da mettere addosso a chi organizza manifestazioni per quella causa perché quella battaglia la vive sulla propria pelle.
Quando iniziano i distinguo di solito c’è anche un po’ di puzza di omofobia. Persino quando quei distinguo li fanno le persone lgbt (tra le prime a condannare i culi nudi e il “ficcare”). E non è solo omofobia, purtroppo”.

“C’è anche l’ostinazione a non capire che quei culi nudi sono un grido per liberare i corpi di tutte e tutti, non solo delle persone lgbt; che il concetto di “ficcare cu ccu si voli” è un modo giocoso per affermare che la libertà di scelta appartiene a tutte e tutti, non solo alle persone lgbt. Quella collana, guardate un po’ che cosa paradossale, in fondo sta dicendo persino che si può restare eterosessuali anche “ficcando” con una persona del proprio stesso sesso. Perché orientamento sessuale e libertà di scegliere con chi andare a letto NON sono la stessa cosa: quindi quel messaggio di libertà è per tutte e tutti, anche per chi si scandalizza. E non solo per noi persone gay lesbiche bisessuali transessuali. Questo scandalo, però, può per fortuna essere utile. Se gli permettiamo di insegnare a noi persone del movimento lgbt almeno un paio di lezioni: 1) abbiamo compagne/i di strada che non hanno problemi coi diritti lgbt ma conservano molti problemi col privato e con la sessualità delle persone lgbt (e assai probabilmente anche con la propria… ma non è questa la sede per discuterne). Se queste persone non sfilano con noi, forse non è poi una gran perdita politica. 2) Un po’ di colpa, anzi tantissima colpa, ce l’abbiamo anche noi. Perché anni ed anni di politica di movimento portata avanti esclusivamente con slogan a base di “amore e famiglia” e di stupidate del tipo “meritiamo i diritti perché amiamo”, hanno fatto dimenticare che la libertà si conquista anche ficcando. Hanno fatto dimenticare a tante persone eterosessuali (e purtroppo anche a molte persone lgbt) che ficcare senza amore non è cosa di cui vergognarsi ma è pratica liberatoria ed assai diffusa a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale. Lo scandalo con cui alcune persone hanno reagito alla nostra campagna fotografica un po’ ce lo meritiamo, perché l’abbiamo costruito anche noi. E forse è arrivato il momento di abbandonare il nostro conformismo “eteronormato” per tornare a ricordare al mondo a gran voce che si potrà realmente parlare di Matrimonio Egualitario NON quando ci verrà riconosciuto dalla Legge il diritto di sposarci MA quando ci verrà riconosciuto da tutti/e il diritto di sposarci anche SENZA amore (esattamente come vale già per ogni persona eterosessuale, a cui la Costituzione non chiede di “amare”)”.

“E che si potrà parlare di pieno riconoscimento delle libertà delle persone lgbt quando tutti/e saranno consapevoli che i nostri diritti non dipendono da come ci vestiamo e da quanto amore mettiamo nelle nostre attività sessuali. Tutti/e consapevoli a partire dalle persone lgbt: perché è vero che la sola cosa realmente volgare è l’ipocrisia, a maggior ragione quando è la nostra”.

Queste le due posizioni espresse su Palermo Pride. il dibattito, naturalmente, continua è almeno questo è un successo: il fatto che se ne parli democraticamente…

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