Anticipare le riaperture dei ristoranti, le aziende stanno morendo e si rischiano infiltrazioni mafiose. E’ l’appello lanciato dai ristoratori al governo. Un appello reso visibile da un flashmob tenuto ieri sera alle 21, in tutta Italia. I ristoratori italiani anche a Palermo in massa, hanno acceso le luci dei loro locali per farsi vedere da una politica lenta e cieca verso i bisogni del settore.
“E’ un’iniziativa – spiega il presidente nazionale di Fipe, Lino Enrico Stoppani – che accompagna l’attività istituzionale della Federazione nel rappresentare i danni, i bisogni, le aspettative e le drammatiche prospettive di un settore tra i più danneggiati, il primo costretto a chiudere e l’ultimo a riaprire. Si tratta di un segno inequivocabile della disperazione degli imprenditori, che le politiche economiche, lente e poco incisive non riescono a mettere in sicurezza”.
La ristorazione italiana, prosegue Stoppani, “rischia altissimi tassi di mortalità, la dispersione di professionalità e nuove infiltrazioni malavitose e va aiutata con urgenti interventi che prevedano indennizzi a fondo perduto, congrue moratorie fiscali e interventi normativi sulle locazioni commerciali”.
Da qui la richiesta urgente, conclude il presidente, “di un’anticipazione della data per la ripartenza, certa che i severi protocolli che hanno imposto pesanti adattamenti organizzativi e operativi, garantiranno la sicurezza sanitaria di clienti e lavoratori. Altrimenti rischiamo, tra qualche settimana, di trovare solo le macerie di un settore, importante per i numeri e valori sociali e culturali, fondamentale della filiera turistica ed agro-alimentare del Paese”.
A livello locale la situazione è perfino peggiore. L’economia siciliana è fatta di piccoli esercizi di prossimità oltre che di esercizi che guardano al turismo. Le grandi strutture possono provare a sopravvivere aprendo dal 4 maggio con il cibo da asporto che è comunque poca cosa. Per i piccolo sarebbe anti economico.
E non basta. Con la riapertura anche dal 1 giugno le misure di sicurezza imposte di fatto tagliano in media del 60% i coperti e nei locali piccoli, fra i 40 e i 50 metri quadrati rendono impossibile utilizzare più di un tavolino dove solitamente se ne trovavano quattro. I piccoli locali, quindi, vedrebbero ridurre la propria attività quasi del 90% passando, ad esempio, da 16 a 2 coperti con previsioni di incasso insostenibili anche solo per pagare le spese. Senza considerare i debiti accumulati durante il lockdown
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