Si è avvalso della facoltà di non rispondere Luigi Costa uno dei funzionari della motorizzazione finito ai domiciliari per l’operazione della polizia stradale su un giro di immatricolazioni delle auto estere a Palermo. Costa è difeso dall’avvocato Antonio Turrisi.

I 600 mila euro trovati nella perquisizione

Nel corso della perquisizione in casa del funzionario gli agenti della polstrada hanno trovato quasi 600 mila euro in contanti nascosti in un armadio. Soldi nascosti in buste di cellophane ammassate tra gli abiti. Da stabilire durante il processo se sono le mazzette riprese dalle telecamere piazzate dagli agenti della polizia.

Cosa sostengono i pm

Secondo l’accusa sarebbe bastato poco circa 150 euro per facilitare pratiche di immatricolazione di auto e camion provenienti dall’estero, di collaudo e di duplicazione delle carte di circolazione. Pratiche che, secondo la Procura, sarebbero state istruite del tutto irregolarmente e senza che i mezzi avessero i requisiti. La polizia stradale, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giulia Beux e Vincenzo Amico, ha pure trovato un pizzino, con appuntati nomi e numeri. Oltre ai funzionari sono stati sentiti anche i titolari delle agenzie di disbrigo pratiche finiti nell’inchiesta. Alcuni di loro hanno risposto al gip contestando la normativa di riferimento sull’immatricolazione delle auto estere.

Chi è il funzionario Luigi Costa

Costa è accusato di corruzione, abuso e violazione del sistema informatico e teneva tutti quei soldi senza grandi protezioni. Non in cassaforte, né tanto meno in un doppio fondo. È bastato spostare pochi vestiti e i poliziotti hanno trovato tutti quei soldi nell’abitazione nella zona del quartiere Oreto dove adesso si trova ai domiciliari. Il funzionario, finito in un’inchiesta da cui era stato assolto, dovrà spiegare la provenienza di quei soldi. Ha trascorso tanti anni negli uffici della motorizzazione in via Onorato. Una breve parentesi all’assessorato ai Trasporti durante le prime indagini ma poi era tornato di nuovo negli uffici della motorizzazione. Costa aveva già compreso che ci fosse una nuova inchiesta. “Vabbè – diceva intercettato dagli agenti – ci sono telecamere dentro, microspie, audio video. Già ci è bastato la prima volta. Abbiamo già dato dobbiamo stare attenti noi altri nella macchina non parlare capito”.

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