I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno eseguito un provvedimento di confisca di 2 milioni di euro emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo nei confronti di Stefano Polizzi, palermitano di 67 anni. Con la sentenza della corte di cassazione il provvedimento è diventato irrevocabile.
L’arresto nell’operazione Sisma
Polizzi è stato arrestato ad aprile del 2012, nell’ambito dell’operazione denominata “Sisma”, per aver commesso due tentate estorsioni aggravate, ritenuto persona particolarmente vicina ai vertici della famiglia mafiosa di Misilmeri, riportando la condanna a 4 anni di reclusione, diventata irrevocabile a marzo del 2017. A oggi è detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Venere, perché è stato nuovamente arrestato nel novembre del 2018 nell’operazione “Cupola 2.0”, poiché ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta, e condannato in primo grado a 17 anni di reclusione.
I beni confiscati
Sono stati confiscati: due imprese a Bolognetta nel settore edile, un immobile a Bolognetta, una quota di un panificio a Marineo, un immobile a Marineo, 5 appezzamenti di terreno a Bolognetta, un abitazione rurale a Bolognetta, 8 automezzi e 8 rapporti bancari.
Ieri un’altra confisca a Palermo
Confiscati i beni di Tommaso Lo Presti, gli inquirenti lo ritengono il capo della mafia del mandamento di Porta Nuova a Palermo. I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno eseguito il provvedimento, il valore dei beni si aggira attorno al mezzo milione di euro. Lo Presti, 47 anni, detto “u pacchiuni”, è finito in carcere nell’operazione Iago del 2014.
Nel 2017 il primo passo col sequestro
L’iniziale provvedimento di sequestro emesso dalla sezione di misure di prevenzione nel luglio del 2017. Tommaso Lo Presti si trova nel carcere di Voghera. La corte d’appello ha confermato una condanna a 12 anni di reclusione.
Il quadro probatorio
Secondo gli inquirenti sarebbe importante il quadro probatorio raccolto nell’ambito delle indagini patrimoniali di Lo Presti. Il 47ernne avrebbe intestato molti dei suoi beni a terze persone con l’obiettivo di nasconderli così scongiurare l’eventualità di un sequestro patrimoniale. Un sistema che però non avrebbe funzionato. E’ emersa una sproporzione tra i redditi dichiarati e quanto possedeva.
Estorsioni e stupefacenti
Secondo le indagini dei carabinieri avrebbe diretto nel mandamento più importante di Palermo le attività estorsive e il traffico di sostanze stupefacenti. Ma anche la gestione illegale di giochi e scommesse. Il provvedimento di confisca ha riguardato l’impresa individuale D’Alia Fabio con attività di autoriparatore a Palermo, un magazzino e un abitazione intestata ad una donna.
Presunto mandante di un omicidio
Nei giorni scorsi proprio il nome di Lo Presti era tornato alla ribalta delle cronache. E’ stato infatti indicato dalla Procura come presunto mandante dell’omicidio di Giuseppe Di Giacomo, il nuovo reggente del mandamento di Zisa-Porta Nuova. L’agguato avvenne il 12 marzo 2014, sotto gli occhi del figlio di 8 anni della vittima, in via Eugenio l’Emiro. Ma il gip Filippo Serio non ha dato seguito alla richiesta di emissione di un ordine di custodia cautelare nei suoi confronti.
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