Giacomo Di Girolamo a Talk Sicilia

“La Mafia è borghesia mafiosa”


“Penso la borghesia mafiosa non esista perché la mafia è borghesia mafiosa”. E’ l’analisi proposta dal giornalista e scrittore Giacomo Di Girolamo nella sua intervista a Talk Sicilia.  Per Di Girolamo c’è  un “errore di interpretazione” in merito alle cose di mafia. Di errori, spiega, se ne fanno tanti. Dipende da una prospettiva miope e da una mancanza di conoscenza reale del territorio. “C’è gente che racconta la Sicilia, provincia di Trapani, vista con il binocolo. È come se qualcuno mi chiedesse di parlare della famiglia Nuvoletta o di Scampia o di cosa si muova intorno alla Sacra Corona Unita. Lo posso dire per quello che leggo dei giornali, non certo per la mia esperienza”.  Le cose dunque, vanno valutate e toccate con mano.

La mafia coppola e pizzini è una narrazione consolatoria

Per Di Girolamo “la mafia è borghesia mafiosa”. Ma questa analisi non si trova facilmente sui rotocalchi o sui quotidiani: ” quello che si fa  è sempre quello di narrare le cose di mafia a suon di coppola e pizzini”.  Per il direttore di Tp24 è invece utile accendere i riflettori sulle “eminenze grigie che l’aiutano”. “La mafia è borghesia mafiosa – continua – perché la mafia da sempre è stata una mafia di relazioni, di potere. La mafia è essenzialmente violenza di relazione, ma lo è stato da sempre”.

Di differente natura la storia corleonese, quella che si è chiusa con l’arresto di Messina Denaro: “la parentesi corleonese è una parentesi terrorista, ma è una parentesi di una storia lunga 150 anni che è fatta naturalmente di complicità, cioè anche rispetto al tema assolutamente divisivo della trattativa Stato mafia che fa capolino anche in queste ore.  La mafia ha sempre trattato con lo Stato e con i poteri. Perché la definizione di mafia è quella offerta a fine 800 da Franchetti e Sonnino, due giovani senatori del Regno d’Italia della destra fiorentina mandati in Sicilia, in provincia di Trapani e a Palermo, a raccontare la situazione della Sicilia. I due senatori si imbattono nella mafia. E danno una definizione di quel sistema criminale che ancora oggi, secondo me, è insuperata: parlano di facinorosi della classe media. Cioè , non dicono che si tratta di quattro pastori con dei fucili, dicono facinorosi della classe media. Noi abbiamo raccontato di Provenzano che viene preso a montagna dei Cavalli, con la ricotta e la cicoria, l’italiano. Ma Provenzano a Palermo si faceva chiamare ingegnere Lo Verde e frequentava i salotti della Palermo”.

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