Due commissioni d’inchiesta Parlamentare sbarcano a Palermo. La Commissione Antimafia e quella sul ciclo dei rifiuti insieme si incontrano nel capoluogo isolano per affrontare i legami fra mafia e rifiuti, fra mafia e affari, per parlare di mafia in Sicilia. Ieri nel Catanese era arrivato o il Ministro dell’ambiente
Hanno scelto l’Università di Palermo per presentare la relazione sul ciclo dei rifiuti in Sicilia approvata dalla
commissione rifiuti, dalla Camera e dal Senato. La relazione riassume in quasi 400 pagine l’intensa attività
d’indagine della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, durata circa un anno. Tre missioni, decine di audizioni ed una importante acquisizione di documenti per disegnare lo stato dell’arte del ciclo dei rifiuti in una delle regioni italiane più critiche: il perdurare della capacità d’infiltrazione del sistema da parte di Cosa nostra, una diffusa e penetrante corruzione negli apparati amministrativi e il ricorso massiccio al sistema delle discariche sono le situazioni – storiche, ma ancora attuali – che si annidano dietro il continuo stato di emergenza. La relazione ha visto impegnate come relatrici la deputata Stella Bianchi e l’onorevole Renata Polverini per ricostruisce compiutamente la “presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni”.
Nella mozione con la quale la Camera dei Deputati ha approvato la relazione della commissione presieduta
dall’onorevole Alessandro Bratti, si ricorda inoltre come “le sinergie tra le criminalità organizzate, compresa quella
siciliana, abbiano da tempo oltrepassato i «propri» confini geografici, inserendosi prepotentemente nel ricco business dello smaltimento. In particolare, la vicenda di Mazzarà Sant’Andrea dimostra i collegamenti esistenti tra mafia siciliana, ‘ndrangheta calabrese e criminali piemontesi, disegnando un quadro inquietante di rapporti tra le diverse ‘società criminali’, che si espandono, superano i rispettivi ambiti territoriali per riunirsi, attraverso la costituzione di società di varia natura, in quello che la commissione definisce ‘un sistema integrato di criminalità’.
E le commissioni vengono accolte da un chiaro invio sindacale. “Alle due Commissioni parlamentari nazionali di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Ecomafia dunque, e Antimafia ribadiamo che ‘l’affaire rifiuti in Sicilia’ va posto sotto la lente d’ingrandimento delle autorità inquirenti e giudiziarie. Solamente per servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti sono previste in Sicilia gare per un volume economico di circa un miliardo di euro – dicono il segretario generale Fit Cisl Sicilia Amedeo Benigno e il segretario regionale Fit Cisl Ambiente Dionisio Giordano in vista della visita della prossima settimana in Sicilia delle due commissioni – La preoccupazione è che questa massa di denaro pubblico possa finire in mano a ‘prenditori’ piuttosto che imprenditori o a ditte ‘chiacchierate’; rischio altissimo – valutano i due sindacalisti – , basti pensare a ciò che si è verificato in questi ultimi anni con gli affidamenti diretti dei servizi di igiene ambientale da parte dei comuni attraverso procedure d’ urgenza ex art.191 illegittime e in favore di chicchessia, che hanno provocato la perdita di centinaia di posti di lavoro, la precarizzazione di un’intera categoria professionale di circa 10 mila addetti, continuamente in sofferenza per retribuzioni con ritardi medi, nell’Isola, di tre mesi, e qualità del lavoro scadente e con inadeguati servizi alla collettività”.
Benigno e Giordano invitano dunque le due Commissioni “a valutare la possibilità di approfondire il tema della potenziale relazione tra ricorso a procedure emergenziali da parte dei comuni con affidamenti senza gara ed aziende di gestione dei servizi di raccolta e trasporto, tenendo sempre presente il triste primato di riscossione della Tari da parte dei comuni siciliani, mediamente il 55% dei soggetti iscritti a ruolo. Tutta questa situazione attuale nel settore testimonia che il nostro invito sul tema dei rifiuti rivolto alla Regione anni fa, non soloera fondato ma tempestivo. Segnaliamo, inoltre l’inadeguatezza dell’attuale normativa relativa alle white list istituite presso le prefetture che si dimostrano inadeguate per tempi e modalità di accertamento dei presupposti per l’iscrizione”.
E quindi, i temi del lavoro, della legalità, dei servizi alla collettività e del rispetto ambientale sono centrali ribadiscono dalla Fit Cisl, “la storia ci insegna che i lavoratori impegnati in imprese condizionate dalla mafia sono le prime vittime poiché il condizionamento mafioso comprime e annulla i diritti dei lavoratori. Non è un caso – proseguono Benigno e Giordano – che in questi ultimi anni sono notevolmente accresciute le nostre denunce e le richieste d’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura, soprattutto laddove ai lavoratori è stata imposta una distorta modalità dello svolgimento della loro prestazione d’ opera, di fatto azzerando o tentando di azzerare i loro diritti e le loro tutele”.
Fra gli esempi “nella provincia di Palermo, di Caltanissetta, di Siracusa ma anche in altri territori dell’Isola i lavoratori tornano ad avere paura di perdere il lavoro semplicemente perché esercitano il diritto di adesione al sindacato, e con forza, abbiamo contrastato la totale destrutturazione e frammentazione del sistema rifiuti”.
Fra i nodi, la legge 3 del 2013 voluta dall’attuale esecutivo regionale che ha consegnato ad ogni comune della Sicilia la possibilità di organizzare il servizio di igiene ambientale in ARO, “frammentando di fatto per legge il sistema ed accrescendo a nostro parere le criticità già esistenti, scardinando definitivamente la possibilità di portare avanti la riforma del 2010 ed evidenziando la totale mancanza di programmazione dell’esecutivo sul tema rifiuti. Le successive ordinanze del governo regionale e del governatore sono apparse, cosi come chiarito anche dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, ‘una sorta di libro dei sogni’, che avrebbe dovuto realizzare in pochi mesi cose non fatte in 15 anni, ovviamente rimaste ancora non fatte A tutti questi interrogativi auspichiamo si diano risposte concrete che servono a tutti i lavoratori”.
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