Il maxi blitz tra Italia e Brasile ha portato alla luce gli interessi milionari di Cosa Nostra Oltreoceano. La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e la magistratura federale brasiliana, con il supporto di Guardia di Finanza e Polizia Federale, hanno svelato un colossale sistema di riciclaggio che ha permesso per anni ai clan mafiosi siciliani di reinvestire e ripulire in Brasile centinaia di milioni frutto di affari illeciti.
Giuseppe Bruno, trait d’union tra mafia e affari sudamericani
Al centro dell’inchiesta, ribattezzata “Operation Orange”, c’è la figura dell’imprenditore Giuseppe Bruno, originario di Bagheria in provincia di Palermo ma trapiantato da tempo a Natal, nota località turistica nel Nord-Est brasiliano. Secondo gli investigatori, Bruno sarebbe stato il trait d’union tra Cosa Nostra e il mondo degli affari sudamericano. Attraverso un complesso sistema di società schermo e prestanomi, l’imprenditore avrebbe investito e riciclato per conto della mafia siciliana centinaia di milioni di euro in speculazioni immobiliari, resort, ristoranti, import-export di agrumi.
Il ruolo del boss Giuseppe Calvaruso
A gestire il flusso di denaro sporco sarebbe stato Giuseppe Calvaruso, boss del temibile mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli, arrestato nel 2021 e considerato tra i più autorevoli reggenti di Cosa Nostra in Sicilia. Secondo l’accusa, Calvaruso avrebbe dirottato personalmente parte dei profitti della mafia siciliana verso la galassia di società intestate a Bruno in Brasile. Società che, nel complesso, ammonterebbero ad un patrimonio da capogiro di oltre 500 milioni di euro.
Il sistema di riciclaggio internazionale
Ma come potevano viaggiare indisturbati verso Natal ingenti capitali provenienti dalle cosche mafiose siciliane? Fondamentale sarebbe stato il ruolo di professionisti compiacenti, come commercialisti e avvocati, che avrebbero creato numerose società “schermo” tra Italia, Svizzera, Hong Kong e Singapore, consentendo il passaggio dei fondi illeciti senza destare sospetti. In Brasile, poi, Bruno poteva contare su appoggi eccellenti come quello di un imprenditore romano trapiantato a Natal e arrestato nel 2019 con l’accusa di essere il mandante di un omicidio. Calvaruso, tramite la rete di Bruno, gli avrebbe girato oltre 800mila euro in contanti. Grazie a questa “protezione”, gli investimenti di Cosa Nostra in Brasile hanno potuto prosperare indisturbati per anni.
L’impero economico di Cosa Nostra in Brasile
Già nel 2016 il boss Calvaruso si sarebbe trasferito a Natal per seguire da vicino gli affari, tra lussuosi resort, mega lottizzazioni edilizie sulla costa e catene di ristoranti. Ma senza mai smettere di tenere saldamente in pugno il controllo degli affari criminali in patria. Ora però l’impero economico di Cosa Nostra Oltreoceano è stato sgominato. Bruno e Calvaruso sono finiti in manette.
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