Manifestare per ricordare le vittime cadute nella lotta alla mafia e l’essenzialità di portare avanti i valori dell’antimafia ogni giorno: queste sono le motivazioni che hanno spinto centinaia di studenti, in rappresentanza di 87 istituti scolastici, a scendere in piazza questa mattina fra le strade di Palermo. Corteo che è partito intorno alle 10 davanti al Tribunale di Palermo, che si è snodato fra le strade del centro e che ha raggiunto infine la Questura e il Convitto Nazionale. Tappe simboliche per tenere accesa la memoria su Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, rimasti uccisi il 23 maggio 1992 nell’attentato sull’autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, all’altezza di Capaci.

“E’ una cosa significativa essere qui oggi – ha commentato Sebastiano Mazzola, alunno della scuola Giovanni Falcone – Noi ragazzi veniamo educati alla cultura antimafia e, attraverso il passato, impariamo a non commettere gli stessi errori in futuro”. La mafia, un nemico contro cui si lotta da tempo ma che non è ancora stato sconfitto. Una battaglia sulla quale lo studente evidenzia quella che per lui potrebbe essere la soluzione al problema. “Serve l’unione di tutti i siciliani in questa battaglia e più impegno da parte della politica”.

La marcia antimafia delle scuole

“Historia magistra vitae”, scriveva Cicerone. Un concetto rievocato più volte, in epoca più recente, da una penna come quella di Antonio Gramsci. Mai smettere di ricordare, soprattutto su temi delicati come quello della lotta alla mafia. Elemento che trova oggi rappresentanza nella manifestazione indetta da un gruppo di scuole del capoluogo siciliano, che hanno voluto ribadire il ruolo culturale e pedagogico dell’istituzione. “La nostra presenza qui è il segno di un protagonismo della scuola – ha commentato Giusto Catania, preside dell’istituto “Giuliana Saladino” -. Pensiamo che quest’organo sia fondamentale per costruire una cultura antimafia. In questi anni, la magistratura e le forze dell’ordine hanno ottenuto grandi risultati. E’ arrivato il momento di decidere che la mafia va sconfitta con la cultura. Fare memoria significa ricostruire quei momenti non solo nei momenti in cui vanno ricordate le persone uccise dalla mafia, ma ogni giorno”.

La quotidianità: la lotta alla mafia deve necessariamente passare dai comportamenti quotidiani, dalle azioni giornaliere. Come ribadito anche dal presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca. “Il nostro futuro è nelle mani di questi ragazzi. Ho ricordato loro che la lotta per la legalità non è un impegno da intraprendere solo per le ricorrenze, ma deve essere un impegno quotidiano che va vissuto nel silenzio e nella nostra attività professionale e studentesca. Di chiunque abbia a cuore le sorti di questo paese. Mai come oggi è attuale una frase di Gesualdo Bufalino: “per sconfiggere la mafia non ci vogliono soltanto i carabinieri o la polizia, ma ci vuole un esercito di insegnanti”. La bellezza di questa presenza oggi è proprio questa. Un fatto che lascia ben sperare”.

Prima che il corteo partisse, proprio Matteo Frasca ha tenuto un discorso davanti ad insegnanti e studenti, ribadendo il concetto espresso ai microfoni dei giornalisti. Parole condivise anche dai membri del corpo docente. “La scuola è chiamata ad essere protagonista e ad interagire con il territorio – ha dichiarato Alessandra Marina Dia,  insegnante dell’istituto “Einaudi-Palermo” -. E’ impensabile parlare soltanto di mafia, ma bisogna rievocare i valori dell’antimafia. Stimolare comportamenti ed atteggiamenti che possano traghettarci verso un futuro migliore“. Riaccendere la memoria ogni giorno per non dimenticare mai. Ciò a partire dalle nuove generazioni, i veri precursori del futuro della città.