“Si comunica che il governo regionale ha condiviso l’opportunità di ritiro delle nomine per ulteriore approfondimento delle stesse”. Cinque righe o poco meno inviate al Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e al presidente della Commissione Affari Istituzionali sono sufficienti per chiudere il possibile scontro fra governo e Parlamento sui nomi scelti per guidare i Parchi siciliani.
E’ una marcia indietro quasi attesa quella di Musumeci sulle nomine dei presidenti per i Parchi naturali della Sicilia anche se non tutti contavano su una simile scelta. A far scattare la polemica erano state una serie di osservazioni critiche da parte dell’opposizione a iniziare dal Presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava ma anche da parte degli ambientalisti.
I nomi indicati dalla giunta di governo erano quattro per la guida di altrettanti parchi. Si tratta di Carlo Caputo per il Parco dell’Etna, Domenico Barbuzza per il Parco dei Nebrodi, Mauro Antonio Scaccianoce peer il parco dell’Alcantara e di Angelo Merlino per il Parco delle Madonie.
Adesso ci sarà un approfondimento e, quasi certamente, un ripensamento generale. “Una retromarcia scontata viste le perplessità e i dubbi che avevamo fatto emergere sulle indicazioni della Giunta regionale – commenta Claudio Fava – Adesso il Governo dia una guida adeguata a questi Enti, ascoltando i territori e le amministrazioni locali senza utilizzare la macchina regionale, come fatto fino ad ora, unicamente come centro di collocamento per il proprio personale politico”.
“Sulle nomine dei vertici degli Enti Parco il governo Musumeci è andato in tilt” dicono invece il capogruppo Pd Giuseppe Lupo ed il parlamentare Antonello Cracolici, componenti della commissione Affari istituzionali.
“Ancora una volta siamo di fronte ad un valzer che produce il solo risultato di fare impantanare il parlamento – aggiungono Lupo e Cracolici – è evidente che la maggioranza è saltata, siamo di fronte ad uno scontro perenne che prima ha determinato l’inconsistenza dell’azione amministrativa e delle iniziative legislative, e adesso fa collassare perfino le commissioni. Queste nomine il governo le ha presentate e poi ritirate, hanno fatto tutto da soli”.
“Vorremmo sapere dal presidente Musumeci come pensa di andare avanti dal momento che dovrebbero lavorare alla finanziaria 2020 e invece stanno ancora cercando di rattoppare i conti del 2019. Insomma – concludono Lupo e Cracolici – dopo meno di due anni sono già alla frutta”.
“Siamo al ‘Gioco dell’Oca’ – incalza “Anthony Barbagallo, parlamentare regionale del PD e componente della commissione Territorio e Ambiente” – si torna al punto di partenza. Insomma, anche una nomina, accompagnata da un curriculum adeguato al ruolo che gli si vorrebbe assegnare, per il governo Musumeci diventa un’impresa ardua”.
“Stiamo parlando di Enti che dovrebbero contribuire a portare avanti l’azione di rilancio e sviluppo delle politiche ambientali – aggiunge Barbagallo – ma il governo si è ormai impantanato in uno stallo imbarazzante”.
“Se penso al Parco dell’Etna ed a tutto ciò che ruota attorno a quella realtà – prosegue Barbagallo – credo che a questo punto il presidente Musumeci dovrebbe porgere le proprie scuse ai sindaci ed ai cittadini di quel territorio per il modo in cui sta gestendo l’intera vicenda”.
“Temiamo che questa marcia indietro nasconda altre manovre – attacca la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio – che consentano al governo Musumeci di sfuggire ai minimi criteri di trasparenza e collegialità che sono prerogative del Parlamento Siciliano, organo che rappresenta i cittadini di questa regione. Non vorremmo che si tratti di un escamotage per fare uscire i nomi dal portone e farli rientrare dalla finestra”.
“Il ritiro delle nomine – spiegano i componenti della I commissione Ciancio, Pagana, Mangiacavallo e Siragusa – se da un lato rappresenta una vittoria per l’opposizione, non ci lascia sereni, sia perché questi Enti hanno comunque urgente bisogno di una governance stabile, sia perché è alto il rischio che gli stessi nomi vengano riproposti come commissari. Se così fosse saremmo di fronte ad un atto di forza senza precedenti, oltre che ad uno sgarbo istituzionale e uno schiaffo alla commissione competente, che stamattina aveva i numeri per bocciare qualche nomina. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’ulteriore gestione commissariale, che dura ormai da anni. La politica si prenda la responsabilità di nominare soggetti competenti, lontani dalle logiche politiche e partitiche, che abbiano visione e quindi la capacità manageriale di riprendere in mano le redini di questi enti, abbandonati a loro stessi” – concludono i deputati M5S.
Ma la vicenda non sembra destinata a finire qui e il governo si prepara ad uno scontro di natura politica “La prima Commissione parlamentare dell’Ars può esprimere valutazioni di ordine politico sulle nomine proposte dal governo per gli Enti sottoposti a vigilanza? E si chiedono a Palazzo d’Orleans. Per questo il governo ha richiesto un parere legale sulla materia, dandone comunicazione al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, con una nota a firma del governatore Musumeci.
“Tale decisione – spiega nella lettera il presidente della Regione – è stata assunta in quanto, come era accaduto per i già designati presidenti degli Istituiti autonomi case popolari, le cronache giornalistiche hanno chiaramente evidenziato, mediante le dichiarazioni di taluni esponenti politici, che la Commissione si sarebbe indirizzata verso la scelta di esprimere un parere “politico” sulla “opportunità” della nomina di ciascun designato e non già, come le sarebbe imposto, un parere in ordine alla regolarità formale della procedura di nomina e sulla sussistenza dei titoli previsti dalla legge in capo al nominando”.
“Sul punto – prosegue Musumeci – vale la pena di osservare che – come affermato anche dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione, chiamate entrambe per le rispettive competenze a dirimere una controversia interpretativa sulla natura giuridica del “parere” espresso dalle Commissioni legislative – il Governo ritiene che, nei casi nei quali i pareri delle Commissioni rappresentano un passaggio endoprocedimentale di un atto amministrativo, il loro sindacato, proprio per la natura di tale ‘procedimento’, non possa estendersi (con le eventuali conseguenze di legge) a pur legittime valutazioni di ordine politico/partitico, valutazioni queste che, invece, sono e restano proprie del procedimento legislativo e di quegli atti di indirizzo che si connaturano per non avere alcuna attinenza con il procedimento amministrativo”.
Secondo il governatore “è di palmare evidenza che la questione, posta nei termini sopra richiamati, investa altresì il diritto/dovere del Governo regionale di procedere a compiere tutti gli atti riservatigli dalle legge, sotto il controllo del Parlamento che può verificarne la legittimità, ma non può sostituirsi al soggetto legittimato dalla legge a compiere le scelte discrezionali. Ancorchè la lettura della più attinente giurisprudenza di legittimità non consenta di aprire dubbi sulla interpretazione recepita e fatta propria da questo Governo, si ritiene – conclude il governatore – possa esser utile, anche a tutela del lavoro dei parlamentari e della regolarità delle decisioni, richiedere un parere più articolato, che mi riservo di trasmettere all’Assemblea Regionale per le eventuali, opportune valutazioni conseguenti”.
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