La borghesia di Palermo, chiamiamola anche Palermo Bene, scende virtualmente in piazza (o per meglio dire sui social) per difendere a spada tratta lo chef Mario Di Ferro, sorpreso in flagrante a cedere 300 euro di droga a Giancarlo Migliorisi, capo della segreteria tecnica della presidenza dell’Ars, ora licenziato dal Presidente dell’Assemblea Galvagno. Di Ferro, per questo, è stato arrestato dalla squadra mobile e subito scarcerato dal giudice.
La ricostruzione
Lo scorso 4 aprile in via Petrarca i poliziotti hanno notato un passaggio di soldi e cocaina dentro una Range Rover bianca. Era sceso un uomo che aveva consegnato tre involucri dietro il pagamento di 300 euro.
Secondo le indagini coordinate dalla procura di Palermo degli agenti a consegnare la droga, circa 3 grammi di cocaina, sarebbe stato Mario Di Ferro che, di conseguenza, è stato arrestato. L’acquirente ha confermato agli investigatori di avere acquistato altre volte con la stessa modalità la cocaina dal cuoco.
La difesa a Di Ferro
Sui social parte una difesa “a spada tratta”. E’ la posizione di una parte della città che, senza ombra di dubbio, vuole bene al cuoco di villa Zito, e che ha una fiducia cieca in Di Ferro, tanto da concedere più di una pacca sulle spalle a lui, sputando parole di fuoco contro chi avrebbe organizzato tutto questo, che qualcuno chiama “caccia alle streghe”, paragonandolo nientemeno che alla Santa Inquisizione.
Tra i commenti, anche tra quelli più “scatenati”, si leggono nomi noti, molto noti, in città e non solo: ex assessori, presidi di scuola, ristoratori, imprenditori, gente dello spettacolo, aristocratici e chi più ne ha più ne metta. Tutti uniti nel difendere Mario Di Ferro, una delle “persone generose e altruiste mai viste”, dice un amico.
I commenti
“Tutti conoscono Mario, io lo conosco abbastanza bene. L’ ho anche avuto come socio e gli unici motivi per cui litigavamo erano dovuti al fatto che Mario è persona troppo buona, Mario è una persona con il cuore grande, anche troppo, che teneva il locale aperto a pranzo per gli amici che magari non avevano dove mangiare nè come pagare, che prestava i soldi sapendo che non li avrebbe avuti mai indietro, che ogni anno si mette a cucinare per la Caritas svegliandosi ogni mattina alle 5. Si può fare una stupidaggine, una leggerezza. Fare passare Mario per quello che non è credo sia una cattiveria anche esagerata”, si legge in un commento su Facebook, scritto dal suo ex socio.
“Caro Mario io ti conosco da tantissimi anni e so che il tuo cuore è sempre stato per tutti e non credo ad una sola parola dei giornalisti qualunque cosa hai di bisogno io ci sarò”, scrive un amico.
“La solita gogna mediatica volta a ingrandire cose che in realtà sono diverse da come vengono raccontate a danno di chi nella vita si è ritrovato a fare qualche errore – scrive un altro commentatore -. La pena di morte non viene inflitta solamente tramite impiccagione, ghigliottina, sedia elettrica, ma può essere inflitta anche tramite una penna. Forse il tempo della caccia alle streghe e dell’inquisizione non è mai finito ha solamente preso altre vesti. Mario, tutti coloro che ti conoscono sanno chi sei realmente e ti vogliamo bene sempre e comunque”.
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