I comuni di Santo Stefano di Quisquina (Agrigento) e Bisacquino (Palermo) hanno ricevuto meno soldi dalla Regione dal fondo delle autonomie locali. Anche rispetto ad altri comuni che hanno una popolazione inferiore a 5 mila abitanti. Tra l’altro non considerando il nuovo censimento del 2012 e basandosi sui dati del 2001.
Il ricorso
Secondo le amministrazioni dei due Comuni erano illegittimi gli atti adottati dalla regione siciliana poiché i criteri stabiliti per il riparto del fondo Autonomie Locali sarebbero stati irragionevoli ed inadeguati, in quanto indifferenti alle variazioni demografiche in concreto verificatesi e non parametrati alle effettive esigenze attuali degli Enti Locali.
Da qui il ricorso amministrativo presentato dai Comuni assistiti dall’avvocato Giuseppe Ribaudo al consiglio di giustizia amministrativa per chiedere l’annullamento dei provvedimenti del decreto dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica circa “l’approvazione dei criteri di riparto del Fondo delle autonomie locali per l’anno 2013″, e di tutti i provvedimenti riguardanti la procedura relativa al riparto del fondo autonomie locali 2013, nell’ottica del riconoscimento del diritto all’attribuzione delle maggiori somme spettanti ai Comuni con meno di 5.000 abitanti.
I giudici
I giudici hanno accolto il ricorso e annullato i decreti regionali. “Ai fini del riparto delle risorse costituisce un errore che inficia la legittimità del relativo criterio di assegnazione adottato dall’Amministrazione Regionale Siciliana – dice l’avvocato Ribaudo – la drastica riduzione dei trasferimenti finanziari statali e regionali nei confronti degli enti locali non compensata da una fiscalità locale rischia di essere un problema serio e soprattutto di pregiudicare l’erogazione dei servizi essenziali da parte di tutti i comuni siciliani”.
Il ricorso di un maggiore agrigentino
Aveva diritto ai permessi previsti per assistere un parente grazie alla legge 104 ma il ministero della difesa gli aveva negato il diritto. E’ stato necessario l’intervento dei giudici amministrativi di secondo grado del Cga per ottenere i permessi mensili retribuiti. Protagonista un maggiore dell’esercito in servizio a Palermo che doveva recarsi nell’Agrigentino per assistere un proprio familiare. Il ministero aveva negato i permessi poiché l’assistenza poteva essere affidata ad altri parenti. I giudici d’appello hanno respinto il ricorso presentato dal ministero e accolto le argomentazioni degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia che hanno dimostrato come il maggiore era l’unico parente che poteva assistere la persona affetta da grave disabilità.
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