Questa storia inizia qualche anno fa, quando un uomo, all’epoca settantenne, aveva conosciuto durante un viaggio in Costa d’Avorio una 45enne. Se ne era innamorato e le aveva proposto di sposarlo, convincendo la donna a trasferirsi con lui in Sicilia.

Il matrimonio però, era durato appena due anni, lasciando un grande senso di amarezza alla donna: si era ritrovata a vivere in stato di sudditanza, a non avere più nulla, ad essere trattata come una ‘schiava’.

L’uomo aveva poi trascinato la donna in tribunale accusandola di non averlo avvertito di essere sieropositiva e di avergli dunque trasmesso l’ Hiv attraverso i loro rapporti sessuali.

Come riporta il Giornale di Sicilia, la donna, M. O. P., è così finita sotto processo con l’ accusa di tentate lesioni gravissime, anche se ha sempre sostenuto non solo che il marito, C. G., palermitano che ora ha 76 anni, sarebbe stato perfettamente a conoscenza dei suoi problemi di salute, tanto da averla accompagnata a diverse visite mediche, ma non avrebbe mai potuto contrarre il virus in quanto il loro matrimonio non sarebbe mai stato consumato.

Alla versione dell’ivoriana ha creduto adesso il gup Maria Pino, che ha accolto le tesi difensive degli avvocati Salvino Caputo e Francesca Fucaloro, che assistono la donna, ed ha deciso di proscioglierla «perché il fatto non sussiste» durante l’ udienza preliminare che si è conclusa ieri.

La donna, di fronte a quel matrimonio insoddisfacente, aveva deciso di lasciare il marito e denunciarlo per maltrattamenti. Si era ritrovata senza un tetto, senza denaro, e aiutata da alcuni connazionali, era riuscita e ricostruirsi una vita lavorando come badante.

Al termine di quel processo per maltrattamenti a carico del marito, nel 2010, però, il giudice monocratico aveva deciso di restituire gli atti alla Procura perché indagasse sull’accusa mossa dall’uomo in relazione al presunto tentativo di contagio da Hiv.
Nel 2015, dopo ben cinque anni, a M. O. P. era stato notificato così l’avviso di conclusione delle indagini per tentate lesioni gravissime.
Durante l’ udienza preliminare, sono stati sentiti diversi medici che hanno avuto in cura la donna: tutti hanno riferito che in più occasioni M. O. P. sarebbe stata accompagnata dal marito alle visite specialistiche e che quindi l’uomo fosse perfettamente a conoscenza delle condizioni di salute della moglie.
Infine, dagli esami, C. G. non è risultato affetto da Hiv.

Il gup ha adesso stabilito che «il fatto non sussiste» quindi la donna non verrà sottoposta a processo.

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