E’ tornato a chiedere scusa ma soprattutto ha voluto precisare che lui non ha nulla a che fare con il mondo mafioso. Ha solo commesso uno sbaglio, una leggerezza ma non ha mai davvero pensato quel che diceva. Fabrizio Miccoli, ex bomber del Palermo, torna a parlare per la prima volta dopo essere stato scarcerato nel maggio scorso in seguito ad una condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alla fine dietro le sbarre è rimasto solo una manciata di mesi perché ha ottenuto la sorveglianza vigilata con una serie di prescrizioni.

Due grossi errori

Quel che Miccoli ripudia sono le parole che aveva pronunciato e che sono state intercettate dagli inquirenti durante le indagini in cui offendeva la memoria del giudice Giovanni Falcone. Lo faceva con Nino Lauricella, noto esponente della criminalità organizzata palermitana, con cui chiese la restituzione di somme di denaro ad un imprenditore per conto di un suo amico già fisioterapista del Palermo. “In realtà ho fatto più di un errore – scrive Miccoli in un lungo post su Instragram -. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa. Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile.. invece sei solo umano”.

La sentenza che non ha condiviso

L’ex idolo rosanero senza mezzi termini sostiene che la sentenza della cassazione non l’ha condivisa: “Mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo”. Una sentenza che però, allo stesso tempo, sostiene di aver rispettato presentandosi spontaneamente il giorno dopo il pronunciamento in un carcere di massima sicurezza. “Un giorno lì dentro sembra infinto, 6/7 mesi.. un eternità – scrive sempre Miccoli -. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene”.

I motivi della lettera e i ringraziamenti

Miccoli ha subito voluto puntualizzare che questa sua lettera non ha lo scopo di farsi perdonare: “Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo – scrive -. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri”. Poi i ringraziamenti alle persone che gli sono state accanto, agli avvocati e soprattutto alla sua famiglia

Cosmi e Moriero: “Sei una grande persona”

Tra i primi a commentare queste parole ci sono stati due grandi del calcio italiano, Checco Moriero, ex ala destra dell’Inter e della Roma, pugliese come Miccoli, e l’ex allenatore del Perugia dei sogni, Serse Cosmi, che ha allenato il bomber in qualche stagione: “Quante volte in questo periodo ti ho pensato e come me la mia famiglia – scrive Cosmi -, perché posso dirlo tranquillamente sei uno dei pochissimi calciatori che ho veramente considerato uno della mia famiglia. In campo hai avuto sempre il coraggio di fare giocate che gli altri neanche pensavano, quindi non sono sorpreso delle tue parole. Avere il coraggio di ammettere i propri errori è per pochi, vorrei abbracciarti ora come facevo dopo ogni tuo goal …. ti ho sempre voluto bene…. ora ancora di più!”. “Chi ti conosce sa che bravo ragazzo che sei – aggiunge Moriero -, sempre disponibile ad aiutare tutti senza mai tirarti indietro, hai ammesso i tuoi errori e questo ti fa onore, ci saranno sempre persone che giudicheranno ma tu vai avanti, ti voglio bene amico mio”.

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