• Non si ferma la mobilitazione dell’Anci Sicilia
  • L’associazione dei comuni dell’Isola cerca un dialogo con governo nazionale e regionale
  • Si chiede discussione quadro normativo su numerosi profili

Dopo l’incontro a distanza del 28 maggio, con la partecipazione di un centinaio di sindaci, continua la mobilitazione dell’Anci Sicilia che chiede ai governi nazionale e regionale di ridiscutere il quadro normativo. “Sia sotto l’aspetto della sostenibilità finanziaria, sia sotto numerosi altri profili (gestione delle crisi finanziarie, regole sulle assunzioni, attuazione dei fabbisogni standard) impattano con le specificità che caratterizzano gli enti locali dell’Isola”, dice il presidente dell’associazione dei comuni siciliani Leoluca Orlando.

Solo 32 Comuni su 390 in regola col bilancio

Alla scadenza dei termini per l’approvazione dei bilanci di previsione 2021-23, prevista per il 31 maggio, soltanto 32 dei 390 Comuni e una ex Provincia (Trapani) sono in regola.

Secondo Orlando “si è, di fatto, assistito a un frettoloso abbandono del criterio della finanza derivata che, anche a seguito della mancata applicazione della legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, ha accentuato il divario territoriale tra le regioni e gli enti locali del Paese. A ciò si aggiunga che il confronto istituzionale tra il governo nazionale e la Regione Siciliana non ha mai contemplato un coinvolgimento degli enti locali. In dieci anni si è passati da trasferimenti regionali e nazionali adeguati, a enormi difficoltà nella gestione dei tributi locali anche a causa dell’inadeguatezza della società regionale di riscossione dei tributi, Riscossione Sicilia”.

“Abbiamo denunciato necessità confronto tra Stato, Regione ed enti locali”

“Abbiamo denunciato – continua Orlando – la necessità di un confronto strutturato e duraturo tra Stato, Regione Siciliana ed enti locali per affrontare le numerose criticità che hanno trasformato l’Isola nella regione con il più alto numero di comuni in crisi finanziaria tra dissesti e pre-dissesti, comuni strutturalmente deficitari, comuni che pagano in ritardo i debiti commerciali  o che, nella maggior parte dei casi, approvano gli strumenti finanziari dopo la scadenza dei termini. Abbiamo segnalato questa emergenza e tante altre criticità in termini di carenza di figure professionali nei servizi finanziari, negli uffici tecnici e nei servizi sociali, segnalando anche che le attuali norme in materia di assunzione del personale degli enti locali hanno ulteriormente aggravato la condizione dei comuni siciliani, legando le possibilità assunzionali alle capacità finanziarie degli enti. Abbiamo evidenziato l’anomalia derivante dal mancato recepimento in Sicilia delle norme, vigenti nel resto d’Italia, in materia di incentivi all’associazionismo fra i comuni. L’Anci Sicilia su tali temi ha inviato al governo nazionale e al governo regionale in numerose occasioni note formali, documenti e anche mozioni approvate all’unanimità dall’assemblea degli enti locali anche nell’ottobre del 2019”.

“2021 appare peggiore del 2019”

“Se il 2020 a causa della pandemia – aggiunge il segretario generale dell’Anci Sicilia, Mario Emanuele Alvano – è stato un anno anomalo sotto molti profili e, tra questi, anche quello dei rapporti finanziari tra Stato e comuni, caratterizzati da imponenti trasferimenti finanziari finalizzati a coprire le minori entrate degli enti locali, il 2021 appare peggiore del 2019, visto l’aggravarsi delle criticità sul piano della riscossione dei tributi locali”.

“Risposte a livello nazionale e regionale inadeguate”

Continua il segretario regionale di Anci Sicilia: “Le risposte che sono arrivate a livello nazionale e regionale sono state del tutto inadeguate e, in alcuni casi, paradossali: si pensi alla norma nell’ultima legge di bilancio con la quale sono stati stanziati 100 milioni di euro in favore di tutti i comuni in crisi finanziaria ad eccezione di quelli siciliani (commi da 775 a 777 della legge 30 dic. 2000 n.178). A ciò si aggiungono le numerosissime previsioni normative che erogano risorse finanziarie in favore degli enti locali con maggiore capacità di progettazione escludendo, di fatto, gli enti in difficoltà”.

La mobilitazione prevede anche di adottare una delibera di giunta e sospendere le procedure di approvazione del bilancio, per fare emergere le incongruenze del quadro normativo.