Un funerale pubblico non è pensabile. Ricordo la scomunica del Papa ai mafiosi, la condanna della Chiesa italiana che su questo fenomeno ha una posizione inequivocabile. La Chiesa non si sostituisce al giudizio di Dio ma non possiamo confondere le coscienze”. Lo dice all’ANSA il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis.

“La Chiesa italiana ribadisce la ferma condanna di qualunque fenomeno mafioso. Ricordiamo anche la scomunica del Papa nei confronti dei mafiosi”, dice all’ANSA il direttore delle Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana.

“La posizione della Chiesa, e della Chiesa italiana, è chiarissima. Di fronte a chi si è reso responsabile di tali
crimini non è pensabile fare un funerale pubblico. E’ un segno che calpesterebbe la memoria delle vittime, di tutte le persone uccise, penso a Falcone, Borsellino, Livatino, ma anche i tanti preti uccisi, come don Puglisi, e comunque i magistrati, le forze dell’ordine, le tante persone che sono state assassinate. Un funerale pubblico – commenta don Maffeis – sarebbe un segno che va nella direzione opposta del compito della Chiesa, che è quello di educare la coscienza e contrastare la mentalità criminale”. Il portavoce della Cei ricorda anche tutta l’opera della Chiesa, con i giovani, per contrastare sul territorio la mentalità mafiosa, a partire da Libera.

“E’ ovvio – aggiunge don Maffeis – che se la famiglia chiedesse di accompagnarlo con una preghiera semplice si valuterà che cosa fare. La chiesa, questo, lo fa sempre”. Ma un funerale pubblico sarebbe “un segno contrastante, un boomerang. Mentre urli contro la mafia fai una cosa diversa e non si capirebbe più da che parte sta la verità e la giustizia”.

Questo – conclude don Maffeis – “non è giudizio sulla persona che spetta a Dio. La Chiesa non si sostituisce a questo
Tribunale ma non può confondere le coscienze ponendo un segno che va nella direzione opposta alla sua posizione inequivocabile”.

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