Alla fine il giorno della mozione di sfiducia al governo è arrivato. Oggi alle 14,00 inizia il dibattito che porterà, dopo le 17, o poco dopo, ad un voto dall’esito scontato. Servo 36 voti per fare cadere il governo ma le opposizioni ne contano 23, gli stessi che hanno votato quella mozione. Si tratta dei deputati Pd, 5 stelle e di Ismaele La Vardera, In aula si uniranno i tre voti di Sud Chiama Nord. Ma all’appello, per una qualche speranza, di successo, mancano ben dieci voti.

Tutto si farà col voto palese

Accattare voti nella maggioranza, come da speranze di La Vardera, è cosa quasi del tutto impossibile. Sulla mozione il Parlamento siciliano si esprimerà a voto palese. Sarebbe stato difficile che qualcuno dalla maggioranza votasse contro Schifani e contro il suo stesso posto all’Ars a voto segreto, figuriamoci schierarsi apertamente contro la propria stessa maggioranza.

I dodici unti della mozione

La mozione porta con se un fatto politico. E’ una occasione per le opposizioni per ribadire le proprie contestazioni riassunte in dodici punti espressi in due paginette e mezzo. Niente di nuovo, tutto molto semplice e intellegibile.

L’opposizione parte dalla constatazione politica delle “plurime proposte del Governo regionale respinte dall’Aula, evidenziando una significativa frattura all’interno della maggioranza parlamentare” ricordando i vari momenti di tensione emersi durante le occasioni di voto segreto; poi attacca sui rapporti prioritari di Schifani: “il Presidente ha inoltre privilegiato rapporti politici con ristrette componenti della maggioranza, in particolare con la Democrazia Cristiana e con la Lega, procedendo altresì al reintegro dell’Assessore Sammartino nella carica di Assessore e Vicepresidente successivamente alla sospensione cautelare disposta dall’autorità giudiziaria.

Nell’elenco delle contestazioni delle opposizioni c’è “l’assenza totale di riforme in tre anni di governo” prima di passare alle indagini giudiziarie, iniziando dalla richiesta di rinvio a giudizio di Elvira Amata, le inchieste sugli appalti in sanità ricordando prima quelle che hanno avuto come fulcro il commercialista Sciacchitano. Prima di arrivare all’indagine sul così detto sistema Cuffaro si sofferma sui “dati, invero sconcertanti, sulla mobilità passiva, i ritardi e le carenze nell’attuazione dei LEA, la totale assenza di riscontri concreti alle pur annunciate iniziative volte ad arginare le liste d’attesa, nonché i drammatici esiti dei ritardi nella consegna dei referti istologici da parte dell’ASP di Trapani, attestano il fallimento dell’azione dell’esecutivo in materia sanitaria, improntata all’improvvisazione e caratterizzata dalla palese mancanza di conoscenza delle reali condizioni del sistema. E infine considera che la presunzione di innocenza e il principio di garanzia “non può essere utilizzato quale motivo per giustificare l’assenza di iniziative politiche e amministrative idonee a salvaguardare la credibilità delle istituzioni regionali”

Insomma una occasione per riversare sulla maggioranza tutti i propri motivi di contestazione in modo pubblico

Schifani sereno

Il Presidente della Regione appare sereno in vista del pomeriggio. Se è vero che le opposizioni avranno tre ore per argomentare i motivi della mozione e attaccare su più fronti l’operato di governo e maggioranza è altrettanto vero che, non avendo possibilità di riuscita, la mozione si trasformerà per Schifani in una nuova occasione per snocciolare i risultati del governo dal suo punto di vista.

Il post sui social. “La vita del Presidente tutta in salita”

Così, il Presidente della Regione, nei giorni scorsi ha lanciato il suo post sui social sul tema “mozione di sfiducia”: “Io a volte mi arrabbio ma non porto rancore – scrive il governatore – come tutti ho pregi e difetti. Mi arrabbio quando vedo che qualcosa non funziona ma poi torno a lavorare con i miei collaboratori perché la vita quotidiana del presidente della Regione Siciliana non è semplice, non è una vita facile, non è una vita in discesa. È una vita tutta in salita, su questo mi soffermerò martedì quando parlerò in aula, non voglio anticipare ma questo è il senso di quello che dirò”.

Il voto della Dc

E ieri sera ha incassato l’ultimo pezzo di “blindatura”: “La Democrazia Cristiana è leale nei confronti degli elettori che l’hanno scelta e nei confronti del Presidente Schifani. Per questo
voterà contro la mozione di sfiducia, scegliendo la strada della responsabilità istituzionale” ha  annunciato Stefano Cirillo, segretario regionale della Democrazia Cristiana.

“La DC – ha aggiunto – voterà contro chi vuole fermare i termovalorizzatori, strumenti indispensabili per superare l’emergenza rifiuti e garantire una gestione moderna ed efficiente, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Voterà contro chi intende bloccare le grandi infrastrutture, a cominciare dal Ponte sullo Stretto, opera strategica per connettere la Sicilia all’Europa, creare sviluppo, lavoro e nuove opportunità per i giovani. La DC si opporrà a chi fa della politica una continua mistificazione, preferendo la strada della chiarezza, della  concretezza e del buon governo. Con senso delle Istituzioni, ribadiremo la nostra fiducia al Presidente Schifani, affinché possa proseguire il lavoro avviato per far crescere il PIL della Sicilia e migliorare la qualità della vita dei cittadini”.

“La Democrazia Cristiana continuerà a battersi per un’autonomia più forte e più utile ai siciliani, affinché le competenze della Regione siano realmente strumenti di sviluppo, efficienza amministrativa e tutela dell’identità della nostra Isola. Perché una Sicilia più autonoma è una Sicilia più libera di costruire il proprio futuro” ha concluso in serata Cirillo.