Il presidente della Terza Sezione del tribunale di Palermo Fabrizio La Cascia ha assolto perché il fatto non sussiste gli imputati Alessandra Autore, dirigente del settore Servizi alle imprese (Suap) del Comune di Palermo, il progettista Adriano Canepa, Maria Mandalà, anche lei dirigente del Suap, difesa dall’avvocato Roberto Mangano ed Enrico Sanseverino,  Andrea Schirò (responsabile del procedimento) e l’imprenditore Santo Lanzafame.

Le accuse

Erano accusati di abuso d’ufficio e violazioni edilizie nell’inchiesta sulla nascita del cinema multisala nell’ex stabilimento della Coca Cola di Palermo.

Il blocco dei lavori

Lavori bloccati da un sequestro disposto mesi fa dal giudice per le indagini preliminari e confermato dal Tribunale del Riesame. L’indagine ruota sulla costruzione di undici sale con tremila posti a sedere, bar e ristoranti. Un mega struttura progettata dalla Moviplex a cui è poi subentrata la Maxcine.

Il progetto

Il progetto di Tommaso Natale non avrebbe avuto i requisiti per essere approvato secondo l’ipotesi della procura. Le indagini sono partite da un esposto del 2013. Gli interventi di ristrutturazione dovevano rispettare i volumi della vecchia struttura.

Il decreto di sequestro

“L’edificio ricostruito a seguito di demolizione totale del preesistente – si leggeva nel decreto di sequestro – presentava la realizzazione di un corpo di fabbrica di dimensioni, sagoma, volume, altezze e area di sedime diversi da quelli originari, tale da doversi classificare come nuovo intervento edilizio”. Secondo il pm, “non si sarebbe potuta realizzare” una nuova struttura vista la vicinanza del cinema Aurora. Quest’ultimo dista 660 metri dal nuovo multisala, al di sotto dei sei chilometri che, regolamento alla mano, devono esserci fra una struttura con più di 1300 posti a sedere e una già esistente con capienza inferiore.

Il Cantiere

Il cantiere di Tommaso Natale è stato piuttosto tormentato. Il Tar aveva dato il via libera al completamento della multisala, bocciando il ricorso contro il Comune dei titolari dei cinema Aurora, Metropolitan, Igiea Lido, Golden, Arlecchino e Ariston. Gli stessi che poi presentarono l’esposto in Procura. Il Tribunale amministrativo ritenne infondata la parte in cui si sosteneva la violazione della normativa regionale che limita l’apertura di nuovi cinema sulla base della distanza chilometrica. Inammissibile, invece, fu dichiarata la parte del ricorso contro i presunti abusi edilizi: il Tar non affrontò nel merito la questione perché ritenne che i titolari della sale cinematografiche non avessero alcun diritto ad agire. Il Cga diede di nuovo ragione al Comune sostenendo che non si poteva bloccare il libero mercato e il singolo titolare di cinema non poteva agire da pubblico ministero vigilando sulla regolarità urbanistica. Alla fine intervenne davvero un pubblico ministero e partì l’indagine.

 

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