“In una pandemia che non conosce confini, il fattore Autonomia può giocare fino a un certo punto. Penso che il governo dovrebbe egli stesso dare linee guida alle Regioni, rispettando ovviamente i criteri scientifici di contenimento dell’epidemia. Entro queste linee le Regioni dovrebbero svolgere un proprio ruolo adattando le regole nazionali alle realtà della propria Sanità”.
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci in un’intervista al Messaggero si mostra nuovamente prudente sulla ripartenza. “Io avrei aperto i parrucchieri dal 4 maggio. Ma sul piano sanitario è Roma che deve assumersi la responsabilità delle linee-guida da fornire alle Regioni. L’epidemia non è finita e non intendo accreditare liberi tutti”, dice Musumeci.
“Capisco lo stato d’animo di alcuni miei colleghi ma dev’essere Roma a dare più flessibilità alle Regioni, considerando che nel Sud la situazione sanitaria ed economica è diversa da quella del Nord Ovest”. Sugli spostamenti tra Regioni, “spetta al governo decidere. Io sarò chiamato a fornire un parere e proporrò il primo giugno”, conclude il governatore.
E proprio per questo continua il pressing delle Regioni sul governo in vista del 18 maggio, data del bilancio sul contagio in Fase2 dopo le due settimane di riapertura light delle attività commerciali e di libertà di movimento ‘scongelate’ il 4 maggio.
I governatori più ‘aperturisti’ – il veneto Zaia, il ligure Toti, e il friulano Fedriga – mordono il freno, sempre più insofferenti a lacci e paletti. Dal 18 pretendono di essere loro a decidere cosa e come riaprire senza accettare più condizioni da Roma. Più ecumenico e prudente, dunque, Musumeci ma anche lui vorrebbe dare il via libera anche a barbieri e parrucchieri dal 18 e al turismo dal 1 giugno. Ma tutti trovano l’altolà del ministro Boccia.
“Se il presidente del Consiglio vuole un consiglio, io farei un bel Dpcm con un articolo solo: ‘si delegano le Regioni, a fronte della presentazione di un piano, alle riaperture’. Punto. Finito l’articolo”, sintetizza il leghista Zaia che chiede “linee guida ragionevoli” per ristoranti e negozi. E si pone, così, alla guida di chi vuole aprire pur avendo, nella sua regione, una delle situazione più preoccupanti d’Italia e una delle gestioni dell’epidemia meno chiare. A stretto giro, vista la ‘fronda’ crescente, arriva il richiamo all’ordine del ministro degli Affari regionali.
“Ritengo imprescindibile che le ordinanze delle Regioni – sottolinea Boccia – prevedano, espressamente, il rispetto dei protocolli per la sicurezza dei lavoratori che saranno individuati con apposite linee guida definite dal Comitato tecnico scientifico e dall’Inail”.
In una lettera ai governatori, Boccia – con i dati che contano 300 lavoratori contagiati dal Covid ogni giorno – chiede “assicurazione che non verranno disposte aperture in assenza” dei protocolli.
La Sicilia pressa per riaprire ma non mette in campo fughe in avanti. Musumeci si dice pressato tanto dagli ‘aperturisti’ quanto da chi è terrorizzato e vorrebbe continuare a tenere tutto chiuso e fa i chiusuristi ci sono anche sindaci come Leoluca Orlando
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