Nel cuore della Guadagna c’è un locale commerciale diventato, dopo la scarcerazione, luogo di incontro tra il boss Salvatore Profeta e altri esponenti di Cosa nostra.

Adesso l’immobile, che appartiene a Giovanni Vitale, 47 anni, è sotto sequestro. Gli agenti della polizia gli hanno notificato un provvedimento di sequestro che riguarda sia il negozio sia un veicolo. I beni hanno un valore stimato in 120 mila euro.

Vitale, secondo gli inquirenti, è “stabilmente inserito all’interno di Cosa nostra e in particolare della famiglia della Guadagna”.

Recentemente è stato destinatario di tre diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere: la prima a giugno 2014 per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa; la seconda a ottobre 2014 per il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; in ultimo, a febbraio 2014, per il delitto di estorsione in concorso aggravata dal “metodo mafioso”.

Già nel 2011 il gip lo aveva condannato alla pena di anni quattro di reclusione e duemila euro di multa perché ritenuto responsabile del reato di tentata estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso in pregiudizio di un titolare di alcuni esercizi commerciali.

Le indagini sono state condotte dagli investigatori della sezione patrimoniale dell’ufficio misure di prevenzione della questura. Gli accertamenti hanno dimostrato che “Vitale non disponeva di entrate lecite, dichiarate al fisco, per l’acquisto dei beni oggi raggiunti dal provvedimento del tribunale di Palermo”.

In particolare tra i beni sequestrati c’è “un locale commerciale che è stato utilizzato per lungo tempo dall’anziano boss Salvatore Profeta dopo la scarcerazione, per l’annullamento della condanna definitiva per la strage di via d’Amelio, quale luogo di incontro con gli altri esponenti appartenenti alla famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, a dimostrazione dell’importanza di tale locale per gli interessi dell’intera consorteria operante in quel quartiere”.

Sono anche sequestrati beni a Giovanni e Giuseppe Bronte, padre e figlio. Sigilli a un’attività commerciale attiva nel campo dell’estetica e della cosmesi, a due auto e due moto.

Giovanni Bronte, con precedenti per furto, estorsione e rapina, da giugno 2015 è in carcere per traffico di stupefacenti.

Il figlio, Giuseppe Bronte, è stato arrestato sempre per traffico di droga a luglio scorso. Gli accertamenti patrimoniali hanno dimostrato, infatti, come sia Giovanni che Giuseppe Bronte non disponevano di entrate lecite ed idonee per l’acquisto dei beni sequestrati.