- Conte non ha più la fiducia reale al Senato
- Si cerca una ‘quarta gamba’ per sostenere un Conte ter
- Andare alle urne non conviene a nessuno nella maggioranza e neanche al centro
- Mattarella farà di tutto per non sciogliere le Camere ma potrebbe esservi costretto
Pari e patta. Ma quale fiducia? Forse solo sulla carta. Di fatto il governo Conte bis non ha più i numeri per governare se non a colpi di Dpcm. E dunque qual è la novità visto che Conte e compagni governano da un anno a colpi di Dpcm senza passare (quasi) mai dal Parlamento e comunque non ascoltando voci contrarie?
Sta tutta qui la sintesi della crisi di governo. Adesso si va avanti a tentoni, volta per volta, voto per voto e soprattutto si cercherà di evitare il Parlamento (principalmente il Senato) come fosse la peste. Anzi no, oggi il mantra eterno va aggiornato: come fosse il covid19.
Di fatto, formalmente, il governo ha incassato al fiducia a maggioranza semplice. 156 voti raccattati un po’ qua e un po’ là. 140 i contrari. Ma ci sono i 16 voti dei senatori renziani presenti in aula (due non c’erano) che sono andati dispersi. I renziani hanno scelto di astenersi.
E se avessero votato contro? Pari e patta, appunto. Sarebbe finita 156 a 156. E bisogna considerare che in aula in soccorso del governo sono arrivati i senatori a vita che solitamente in Senato non si vedono. Certamente non partecipano con assiduità. Tre voti in tutto che potrebbero significare poco ma che in situazioni del genere possono fare la differenza.
E allora ipotizziamo un qualsiasi voto al Senato su un qualsiasi provvedimento senza i senatori a vita e con Italia Viva che dice di No. Nonostante gli azzurri transfughi finirebbe, nella migliore delle ipotesi per il governo, con Conte battuto 156 a 153 (se ci sono tutti al voto e nessuno doveva andare a ‘fare la pipì’).
Fondamentalmente Italia Viva va fuori dal governo ma resta intatto, anzi forse si rafforza, il suo ‘diritto di veto’. Di fatto non passerà più nulla che Italia Viva non voglia.
Con 18 senatori Renzi si è preso tutto? In realtà non è neanche così. Quello di Renzi è stato un azzardo e resterà tale a lungo come dimostrano i sondaggi che lo danno ininfluente se l’Italia andasse al voto oggi. Ma forse era l’unico modo per non farsi schiacciare fra i due partiti maggiori della coalizione, M5s e Pd. Se questo gli porterà danno a medio termine come nel breve periodo o qualche consenso in più nei prossimi due anni lo vedremo alle urne. E non è certo neanche se il tempo sia un alleato o un detrattore.
L’unica certezza, alla luce dei sondaggi, è che le urne oggi convengono solo alla destra. E forse neanche Lega e compagni che contano, probabilmente, di rosicchiare anche quel 3% in più che potrebbe consegnargli il Paese in toto. Anche per quanto la quarta gamba che Conte sta cercando per dar vita al suo governo ter probabilmente la troverà. Se non altro per evidente convenienza di tutti.
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