E’ impietoso lo scenario futuro per il meridione fornito da Svimez, l’associazione per lo Sviluppo delle Imprese del Mezzogiorno che oggi ha diffuso le anticipazioni del Rapporto 2017. In buona sostanza, i prossimi anni saranno tutti lacrime e fatica.
Per la Svimez se il Mezzogiorno proseguirà con gli attuali ritmi di crescita, “recupererà i livelli pre crisi nel
2028, 10 anni dopo il Centro-Nord”. Si configurerebbe così un ventennio di “crescita zero”, che farebbe seguito “alla stagnazione dei primi anni duemila, con conseguenze nefaste sul piano economico, sociale e demografico”.
“Oltre un terzo dei meridionali è a rischio povertà”. A dirlo è il vicedirettore di Svimez, Giuseppe Provenzano. Nel Rapporto 2017 si legge che nel 2016 “circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro- Nord”.
Nelle regioni meridionali il rischio di povertà “è triplo rispetto al resto del Paese: Sicilia (39,9%), Campania (39,1%), Calabria (33,5%)”, continua Svimez spiegando che la povertà deprime la ripresa dei consumi, e, in questo contesto, “le politiche di austerità hanno determinato il deterioramento delle capacità del welfare pubblico a controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato, in presenza di un welfare privato del tutto insufficiente al Sud”.
La Campania è la regione italiana, e non solo meridionale, che ha registrato nel 2016 il più alto indice di sviluppo. Lo afferma Svimez nelle anticipazioni del rapporto 2017 spiegando che “la crescita del 2,4% giunge al termine di un triennio, dal 2014 al 2016, tutto all’insegna di dati positivi”.
In Campania un ruolo trainante “l’ha svolto l’industria, grazie anche alla diffusione di Contratti di Sviluppo, ma ha
potuto altresì beneficiare del rafforzamento del terziario nell’ultimo anno, frutto prevalentemente del positivo andamento
del turismo”, continua Svimez.
Tuttavia il 2016 è stato positivo per il Sud, “il cui Pil è cresciuto dell’1%, più che nel Centro-Nord, dove è stato pari a +0,8%” ma quest’anno il Pil “dovrebbe aumentare dell’1,1% al Sud e dell’1,4 % nel Centro-Nord”, facendo quindi tornare indietro il Mezzogiorno rispetto alle altre zone d’Italia” prevedendo poi per il 2018 “un aumento del prodotto dello 0,9% nel Mezzogiorno e dell’1,2% al Centro Nord”.
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