Si è generata una fitta scia di polemiche in seguito alle dichiarazioni dell’ex pm di Palermfco Nino Di Matteo nel corso di non è L’Arena, trasmissione condotta da Giletti su La7.

Botta e risposta, durante la trasmissione Non é l’Arena su La7, tra il magistrato Nino Di Matteo e il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il primo ha affermato che nel 2018 Bonafede gli aveva offerto di dirigere il Dap, offerta che sarebbe poi venuta meno, dopo la reazione di alcuni boss detenuti al 41 bis, intercettati, preoccupati per la nomina di Di Matteo al Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria. Bonafede, che propose invece al magistrato la direzione degli Affari penali del ministero, ha telefonato in diretta durante la trasmissione, dicendosi “esterrefatto”, perché la circostanza che lui avrebbe cambiato decisione dopo aver saputo dell’intercettazione (“che peraltro era già stata pubblicata”) “non sta né in cielo né in terra”. Bonafede ha aggiunto che l’incarico di capo degli Affari Penali che Di Matteo ha poi rifiutato, “non era un ruolo minore , ma più di frontiera nella lotta alla mafia. Lo stesso incarico che ricoprì Giovanni Falcone”.

Una clamorosa vicenda giudiziaria, secondo il leader di Italia Viva Matteo Renzi che chiede sia a Bonafede che a Di Matteo di fare chiarezza prima di parlare di sfiducia. Una vicenda che “rischia di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni”, ha detto Matteo Renzi a L’Aria che tira su La7 – Prima di parlare di mozioni di sfiducia, che fa la destra, vogliamo vedere. Prima ancora di arrivare lì voglio vedere se è un regolamento di conti, voglio sapere la verità”.

Anche il Pd chiede al ministro di riferire in Parlamento e all’antimafia. “Le dichiarazioni televisive del magistrato Di Matteo su vicende e ipotesi risalenti a due anni fa hanno prodotto elementi di confusione in un campo nel quale confusione non deve essere ammessa: la lotta alle mafie. Per la stessa ragione appare irresponsabile l’atteggiamento di chi usa un tema come la lotta alle mafie per giustificare l’ennesima richiesta di dimissioni di un Ministro, approfittando di queste dichiarazioni estemporanee. Siamo certi che il Ministro al più presto verrà a riferire in commissione e in parlamento sull’impegno del governo contro le mafie”. Lo scrivono in una nota congiunta il deputato e responsabile giustizia del Pd, Walter Verini, e il senatore e capogruppo in commissione antimafia Franco Mirabelli.

Aspre le critiche dall’opposizione. Su Twitter si sfoga Gabriella Giammanco, Vicepresidente di Forza Italia in Senato e portavoce azzurra in Sicilia. “Riassumendo – scrive – prima Bonafede permette che diversi boss escano dal carcere. Poi Di Matteo dichiara di non essere stato nominato a capo del Dap per le pressioni della mafia e i 5 stlle non ne chiedono le dimissioni?”. Ancora più pesanti le dichiarazioni della collega di partito Giusi Bartolozzi , segretario della commissione giustizia e componente Antimafia, che parla di “degrado istituzionale” e di “un battibecco  televisivo che ha azzerato, laddove ancora esistente,  l’Autorevolezza del Ministro e minato il prestigio del CSM”

“L’indicazione a capo del DAP del dottore Basentini – aggiunge – risale al giugno 2018 ed allora vi è da chiedersi quale sia il motivo di tale odierno personalistico disquisire. La mancanza di tempestiva progettualità nella gestione delle carceri al tempo del COVID19 è la vera causa delle odierne scarcerazioni di boss mafiosi, ed a prescindere dall’adeguatezza dei vertici burocratici, è senza dubbio alcuno da attribuirsi alla responsabilità del Guardasigilli. Recriminazioni per una mancata nomina ed il goffo tentativo di giustificare una scelta politica per il DAP, che non si e’ dimostrata certamente la migliore possibile, e per la quale chiediamo da tempo al Ministro Bonafede  di rispondere al Parlamento con un atto dovuto, le Sue dimissioni. Al netto di tutto, davvero un cattivo esempio di come interpretare cosi’ alte funzioni”.