Il PIL nazionale in questo trimestre sembra avere registrato un andamento del 1,5 % e tutti gli economisti (governativi) esultano di gioia. I Tg che strombazzano questa notizia nascondono, però, che nonostante la lieve crescita del PIL siamo comunque in fondo alla classifica europea come Prodotto Interno Lordo rispetto non solo ai più importanti Paesi dell’UE, ma anche a quelli meno (economicamente) importanti.

Eppure i politici cercano di abbindolarci con questo risultato, sostenendo che le cose stanno cambiando, che l’economia é in ripresa, che possiamo guardare al futuro con maggiore serenità.

Mi domando se sia eticamente corretto, per non dire onesto, sbandierare agli italiani una leggera crescita del Prodotto Interno Lordo come la panacea dai mali che ci affliggono; come se da domani o magari da dopodomani (mi accontenterei anche tra sei mesi o un anno) questo piccolo incremento del PIL potesse rendere la vita di ogni giorno di tutti più semplice.

Accadrà forse che le tasse diminuiranno, che il prezzo della benzina calerà, che le pensioni minime aumenteranno, che gli ospedali cresceranno in posti letto? L’elenco delle cose che dovrebbero cambiare per rendere migliore la vita degli italiani, e che invece rimarranno immutate, é talmente ampio che evito di dilungarmi in una lunghissima elencazione, per non cadere nella spicciola e qualunquista demagogia.

É ovvio, intendo precisarlo, che a fronte di un risultato positivo dell’economia – grande o piccolo che sia – si debba essere soddisfatti. Il punto, dunque, non è gioire, piuttosto che rimanere indifferenti, anche se reputo disonesto intellettualmente propinare un piccolo incremento del PIL come un grande traguardo per la vita degli italiani.

Il punto é cosa ci aspettiamo dalla politica. Perché, non c’è da illuderci, la crisi economica che il nostro Paese sta attraversando è talmente rilevante che non è pensabile che se ne possa  uscire facilmente, o semplicemente grazie ad un insignificante (rispetto agli altri Paesi europei) aumento del PIL.

I temi principali che la politica dovrebbe affrontare sono pochi ma chiari:

  1. Il primo problema è il debito pubblico (oggi pari al 132,6% del PIL del 2016), che lo scorso giugno ha sforato abbondantemente la soglia di 2000 miliardi di euro (Leggi su Repubblica.it), con un incremento di 10 miliardi di euro rispetto al precedente trimestre. Nessun governo, negli ultimi 20 anni, è stato capace di affrontare il tema della spaventosa spesa pubblica nel nostro Paese ed alcun governo, quindi, è riuscito a ridurre questo enorme macigno che pesa sul nostro presente e sul futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti
  2. Altro tema fondamentale è certamente il lavoro, ovvero la disoccupazione in crescita e la delocalizzazione all’estero sia delle grandi che delle piccole imprese. Occorre risolvere il tema dell’elevato costo del lavoro e del c.d. cuneo fiscale (la differenza tra quanto costa un dipendente all’impresa tra oneri fiscali e contributi e quanto questi riceve in busta paga). Se si ragiona onestamente e con obiettività non si può biasimare un imprenditore che sceglie di trasferire in un Paese dell’Est europeo la propria impresa, dove il costo del lavoro è inferiore del 50% rispetto all’Italia. Occorre pertanto un intervento serio per dare lavoro agli italiani – diversamente da quanto non è stato il Jobs Act – che non può non essere indirizzato verso l’alleggerimento reale del cuneo fiscale, per dare contemporaneamente una tregua sul piano delle imposte sul lavoro ai datori di lavoro ed una boccata d’ossigeno, attraverso l’aumento delle somme in busta paga (al netto delle imposte), ai lavoratori dipendenti.
  3. La sicurezza, altro tema da affrontare per dare serenità ai cittadini; tema complesso che riguarda la criminalità interna o proveniente da Stati limitrofi facenti parte dell’UE, e quindi delinquenti liberi di entrare od uscire dal territorio italiano con la sola carta di identità, nonché quello della immigrazione clandestina, senza con ciò cadere nella facile e scontata, ma altrettanto falsa, equazione secondo cui più clandestini equivale a più criminalità. Il tema della immigrazione é comunque un argomento su cui il governo in carica e quelli che lo hanno preceduto – a partire da quelli in carica all’epoca dalla rivolta negli stati del nord Africa che ha visto la caduta di Gheddafi e Mubarak – hanno gravemente latitato prima e fallito poi, se è vero, per come é vero. che è bastata la riforma finalmente introdotta dal Ministro Minniti (codice di comportamento obbligatorio per le ONG, a pena del divieto di ingresso nei porti italiani per quello che non l’accettano) per fare diminuire gli sbarchi ed il traffico clandestino di uomini.
  4. La semplificazione della pubblica amministrazione e la trasparenza amministrativa, due fattori di accelerazione della macchina amministrativa pubblica. Oggi la burocrazia costituisce un fattore di rallentamento della crescita, una sorta di ragnatela appiccicosa che intrappola chiunque si trovi ad avervi a che fare, piuttosto che essere uno strumento trasparente di regolamentazione dell’iter amministrativo, e che paradossalmente finisce, proprio per sua macchinosità, con l’essere una delle cause della corruzione.

Si tratta di argomenti facili da individuare ma difficili da trattare, su cui la politica deve confrontarsi.

Chi si candida a governare il Paese dovrebbe dire chiaramente come la pensa su questi temi e quali sono i suoi programmi, in modo da consentire agli italiani di scegliere con consapevolezza da chi farsi amministrare, così come noi elettori dovremmo guardarci dall’esprimere il consenso verso quei partiti che non indicano un chiaro programma di governo che affronti questi temi.

* Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo

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