“Il Codice appalti è un’occasione irripetibile, non va perduta. Ma se non interverrà un decreto correttivo ‘a breve’, c’è il rischio che il blocco determinato non solo in Sicilia, ma in tutta Italia dall’entrata in vigore della nuova norma possa durare sino alla fine dell’anno”. E’ il timore di Edoardo Bianchi, vicepresidente nazionale dell’Ance, che oggi presso la sede dell’Ance Palermo ha illustrato le richieste di modifica del Codice appalti avanzate dall’associazione dei costruttori all’Anac nel confronto in corso sulle linee guida di attuazione.

“Negli ultimi dieci anni – ha aggiunto Bianchi – gli investimenti in infrastrutture sono stati ridotti del 55% e il grosso dei lavori è stato concentrato sui concessionari autostradali (che li hanno realizzati prevalentemente ‘in house’, quindi senza metterli in gara) e sulla Legge Obiettivo. Ci chiediamo quale sia, quindi, la politica industriale per il rilancio del nostro settore e come mai non ci si accorga che, basando la qualificazione delle aziende sul fatturato dei soli ultimi cinque anni, ciò comporterà l’esclusione dal mercato di tutte quelle imprese che non si sono piegate a determinate logiche”.
Nel merito, Bianchi ha ribadito: “L’Ance è contraria al massimo ribasso, consentito negli appalti di importo inferiore al milione di euro. Il massimo ribasso favorisce solo i riciclatori. E siamo contrari a che l’utilizzazione o meno del subappalto sia deciso in sede di gara, volta per volta, dalla stazione appaltante. Servono regole certe preventive perché anche attraverso il subappalto si decidono le politiche industriali di un Paese e gli operatori devono sapere per tempo come debbono organizzarsi per eseguire i lavori pubblici”.

“Così come – ha sottolineato Bianchi – non ha senso prevedere l’offerta economicamente più vantaggiosa per interventi, ad esempio, di manutenzione di importo di 1,1 milioni: ci saranno magari 200 o 300 imprese costrette a fare un progetto esecutivo e non si capisce dove possano fare migliorie all’opera”.

L’Ance, invece, propone di applicare “per importi fino a 2,5 milioni – ha spiegato Bianchi – , con possibilità di estensione fino a 5 milioni in assenza di interesse transfrontaliero dell’opera, il sistema di esclusione automatica delle offerte con metodo non predeterminabile, già sperimentato con successo in Sicilia; e che i commissari che devono valutare le offerte economicamente più vantaggiose siano nominati direttamente dall’Anac”.

Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, ha lanciato un allarme: “Finalmente dopo 20 anni si applicano nell’Isola le stesse regole che valgono nel resto d’Italia. Ma ora temiamo che si crei un imbuto: infatti, vi erano già cento gare, bandite con la vecchia normativa, bloccate presso gli Urega e non sappiamo perché. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi in un settore che negli ultimi quattro mesi ha avuto un nuovo crollo di bandi di quasi il 37% e che ha già perso negli ultimi dieci anni 140 mila addetti. Inoltre auspichiamo che nelle stazioni appaltanti prevalga il buon senso e che, quando sceglieranno il criterio del massimo ribasso, non adottino quello secco, ma con l’esclusione automatica seguendo uno dei cinque metodi previsti a sorteggio dalla nuova norma per determinare il metodo di aggiudicazione”.

Per il presidente di Ance Palermo, Fabio Sanfratello, “il nuovo Codice presuppone, tra le altre cose, un adeguamento delle imprese in termini di competenza e qualità. Noi ci siamo attivati per chiarire innanzitutto cosa è cambiato dalla sua entrata in vigore e stiamo lavorando affinché tutte le nostre imprese si attrezzino per stare al passo con la normativa. Ci auguriamo che anche le pubbliche amministrazioni facciano lo stesso sforzo che stiamo facendo noi imprenditori per non farci trovare impreparati”.

Da parte sua Vincenzo Palizzolo, dirigente del Dipartimento regionale Tecnico, ha assicurato che “gli Urega stanno lavorando a regime e sono pronti ad affrontare la nuova sfida. In Sicilia ci sarà la piena applicazione del Codice appalti senza particolari sforzi, perché i principi di legalità che lo ispirano erano già previsti da una nostra legge del 2012, per cui siamo già preparati e attrezzati, tant’è che abbiamo pubblicato ieri sulla Gurs le norme che ne stabiliscono l’applicazione, abbiamo varato le norme che abrogano gli istituti non più compatibili, abbiamo diramato una circolare esplicativa e abbiamo distribuito agli uffici gli schemi di bandi tipo”.

 

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