E’ stato convalidato il fermo della ragazza di 17 anni che ha confessato il delitto della madre avvenuto a Bagheria la notte tra il primo e il due gennaio. Il gip Alessandra Puglisi ha disposto per la studentessa il collocamento in comunità.
Nel corso dell’udienza la ragazza ha confermato la confessione resa alla procuratrice del tribunale per i minorenni Claudia Caramanna. Durante l’udienza è emerso che nel corso dell’autopsia sono stati trovati segni di violenza sul corpo dell’insegnante. Tagli nell’avambraccio con un coltello o qualche oggetto affilato.
Erano stati notati dei segnali di potenziale disagio della figlia assassina sfociati poi nel matricidio di Bagheria, nel Palermitano, nella notte tra l’1 e il 2 gennaio scorsi. Ovviamente segnali che mai avrebbero fatto pensare ad un epilogo così tragico. I compagni di classe dell’omicida 17enne rivelano il quadro di una coetanea che tendeva all’isolamento. Un atteggiamento introverso e di solitudine che veniva percepito certamente non come “indizi” per un assassino.
Cosa è accaduto
Ad indagare la squadra mobile coordinata dalla procura dei minorenni. Si sta provando anzitutto a capire cosa davvero sia successo quella tragica notte in cui la 17enne ha stretto le mani intorno al collo della madre, Teresa Spanò, sino ad ucciderla. Cosa abbia provocato la scintilla della follia in un contesto familiare apparentemente tranquillo. Sicuramente non degradato, non ai margini della società. La vittima era insegnante, la 17enne frequentava il liceo classico “Scaduto” con buoni risultati. Anche i familiari più stretti sono di un ceto sociale benestante e istruito. Ecco perchè il disagio interiore della figlia potrebbe avere delle spiegazioni.
I motivi
Al momento restano un mistero i reali motivi che hanno spinto la 17enne a compiere quel gesto. La ragazza si trova all’istituto minorile di Caltanissetta, proprio oggi si terrà l’interrogatorio di garanzia a Palermo. Il Gip proverà a capire quale possa essere stato il movente di tanto odio sino a spingere la ragazza ad uccidere. Ovviamente dipenderà tutto dalle intenzioni dell’indagata, se vorrà rispondere o meno alle domande. La certezza è che alcuni testimoni nella notte in cui si è consumato il delitto hanno sentito delle urla tra madre e figlia. Si è quindi consumato un litigio, ma appare troppo poco per spiegare lo strangolamento. Potrebbe quindi trovare conferma il contesto del disagio della figlia della vittima, sfociato nell’orribile omicidio.
Il tentativo di inscenare il suicidio
La ragazza, dopo aver tentato di inscenare il suicidio della madre, è crollata durante l’interrogatorio della procuratrice per i minori di Palermo Claudia Caramanna. Ha quindi confessato in lacrime il delitto. Agli inquirenti ha detto di aver stretto le mani al collo della mamma fino ad ucciderla ma non ha mostrato pentimento per il delitto. Poi è rimasta accanto al corpo senza vita per almeno quattro ore prima di chiamare i soccorsi.
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