La prova principale  che inchioda Alessandra Ballarò sta in un impianto di sorveglianza che ha ripreso tutto.

La dinamica dell’omicidio

Nelle immagini si vedono i padri delle rispettive famiglie che prima  litigano. Poi intervengono i figli. Alessandra entra in casa, prende la pistola, riesce e  spara. La pistola viene riportata in casa.
Una delle sorelle di Alessandra esce in strada e cerca di fare il massaggio cardiaco a Leonardo Bua che  invece è morto. Il padre di Alessandra Ballarò resta lì a guardare. Nessuno lo tocca.

Gli agenti della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti erano riusciti subito a notare alcuni  fori tra le piante. Erano delle fessure dove era installato un  impianto di videosorveglianza di ottima qualità.  Dopo la sparatoria tutte le telecamere e il computer erano stati smontati, nel corso della perquisizione però sono state ritrovate montate. La circostanza ha insospettito  gli inquirenti cui è parso però chiaro in quale direzione proseguire le indagini: l’omicidio nel quartiere Arenella a Palermo era stato ripreso dalle telecamere installate dalla famiglia Ballarò per proteggersi e trovare prove contro i Bua.

Dopo gli spari i rapporti tra le famiglie non sembrano ancora tesi in un clima che però era diventato assai drammatico. In questura ieri sera è stato portato il fratello di Alessandra, Andrea Ballarò che è stato sentito a lungo. Non è stata ancora ritrovata  l’arma del delitto.  Andrea è indagato per favoreggiamento.

Il contesto in cui è maturato l’omicidio

Le due famiglie, BUa e Ballarò,  erano in lite da anni. La questione pare fosse legata alla casa che i Bua avevano acquistato dai Ballarò. Una vendita la cui vicenda è pure finita in tribunale davanti al giudice Civile.

Per questo motivo ed in seguito ad una discussione tra i capofamiglia, la ventenne  Alessandra Ballarò ieri dopo la rissa iniziale  è entrata in casa ha preso la pistola ed è andata incontro alle vittime verso i quali  ha esploso quattro colpi contro.

Due colpi andati a segno. Uno al volto ha ucciso Leonardo Bua di 36 anni e l’altro ha raggiunto al fianco Giuseppe Bua di 40 anni finito all’ospedale Villa Sofia in coma farmacologico con gravi ferite. Giuseppe Bua è ancora piantonato.

Ieri nel corso dei sopralluoghi uno dei fratelli di Leonardo e Giuseppe Bua ha urlato. “Questi sono uomini morti”. L’uomo è stato identificato dagli agenti.

 

Al momento il complesso puzzle dell’omicidio di ieri pomeriggio per motivi di vicinato sembra essere composto.