“Siamo pronti a versare da mille a mille e 500 euro al mese per aiutare la zia Tiziana e le sue figlie. Pagheremo mutuo, bollette e spese per il mangiare. E se serve venderò anche la macchina per dare subito 15 mila euro”.
Carmelo Cangemi, figlio di Giuseppe, 62 anni, l’operaio della Rap accusato di avere ucciso il cognato Stefano Gaglio, rinnova le scuse alla famiglia della vittima e annuncia un impegno economico concreto.
“Non possiamo riportare indietro il tempo – dice – ma faremo di tutto per sostenere la famiglia”. L’omicidio è avvenuto il 15 settembre in piazza Principe di Camporeale, all’angolo con via Oberdan, davanti alla farmacia Sacro Cuore dove Gaglio, 39 anni, lavorava come magazziniere. L’uomo è stato colpito da quattro colpi di pistola calibro 38 al torace: poche ore dopo Cangemi è stato arrestato dalla Squadra mobile con l’arma dalla matricola abrasa ancora carica.
La promessa di un aiuto economico arriva dopo che parenti e amici di Gaglio hanno chiesto al Comune un gesto concreto: un lavoro per la vedova rimasta sola con due figlie. Ora, accanto a quell’appello, si aggiunge l’offerta dei figli e della moglie di Cangemi: “Con i miei fratelli e mia madre ci siamo parlati – racconta Carmelo – e siamo tutti d’accordo a intervenire ogni mese. È il minimo che possiamo fare”. Accanto al sostegno, resta la convinzione che l’omicidio sia frutto di una malattia psichica e non provocato da motivi economici. «Pochi giorni fa siamo andati a trovarlo in carcere e parlava di scimmie e di cavalli, dava pugni contro il muro – spiega Carmelo -. Lo abbiamo trovato come mia nonna quando ebbe la schizofrenia. E una sorella di mio padre si tolse la vita nello stesso modo”.






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