I carabinieri di Bagheria, coadiuvati dai militari del reparto territoriale di Termini Imerese e della compagnia di Vercelli, hanno arrestato due uomini, Pietro Erco di 61, di origini napoletane, Luca Mantia di 37 anni, condannati in Cassazione per l’omicidio dell’imprenditore Vincenzo Urso, avvenuto ad Altavilla Milicia il 25 ottobre 2009. Erco deve scontare l’ergastolo Mantia 21 anni di reclusione. Per l’omicidio erano già stati condannati, quali mandanti, Francesco e Andrea Lombardo, padre e figlio, collaboratori di giustizia. Urso sarebbe stato ucciso perché avrebbe cercato di fare concorrenza ai Lombardo nel settore del movimento terra. Per il delitto i killer avrebbero preso 20.000 euro.
L’omicidio di Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, ergastolo per Scotto assolto Rizzuto
I giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, uccisi da un commando mafioso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo).
La sentenza è stata pronunciata pochi minuti nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Il processo è stato celebrato con il rito ordinario. Assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto.
I parenti delle vittime in aula
L’accusa, rappresentata dalla pg Lia Sava e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, aveva chiesto al termine della requisitoria la condanna all’ergastolo per Scotto e l’assoluzione per Francesco Paolo Rizzuto, al tempo amico di Agostino (accusato di favoreggiamento personale). In aula sono presenti i parenti delle vittime, tra cui la sorella Flora e il figlio Nino Morana.
In onore di Vincenzo Agostino
Non ci sarà invece il papà di Nino Agostino, Vincenzo, che da quell’agosto 1989 non tagliò più la sua barba – divenuta lunga e bianca e simbolo della lotta civile per la verità e la giustizia – morto lo scorso 21 aprile. Anche sua moglie Augusta Schiera, madre dell’agente, morì cinque anni prima. La battaglia per la verità è oggi portata avanti dalle figlie Nunzia e Flora, insieme ai nipoti, che continuano a chiedere giustizia.
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