Il video dell'omicidio mostrato oggi in aula dalla procura

Omicidio di Roberta Siragusa, la mamma: “Dio è grande punirà chi ti ha portato via da noi”

“Cuore nostro. Dopo la lettura della autopsia, noi continuiamo a fare vivere il tuo nome e lo gridiamo forte Vita Mia. Dio è Grande e punirà chi ti ha portato via da noi”.

E’ quanto ha detto Iana Brancato, mamma di Roberta Siragusa, la ragazzina uccisa a Caccamo dopo avere assistito alla dolorosa udienza al Tribunale di Termini Imerese.

L’agonia di Roberta Siragusa è  andata in onda a porte chiuse, in un’aula del tribunale di Termini Imerese.

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Cinque minuti di atroci sofferenze, il fuoco che l’ha divorata per attimi interminabili. Immagini terribili trasmesse davanti ai genitori e al fratello della ragazza uccisa a gennaio a Caccamo (Pa).

Le riprese sono state depositate agli atti dell’incidente probatorio dalla Procura di Termini Imerese che del delitto ha accusato il fidanzato, Pietro Morreale.

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Girate dalla videocamera di un bar vicino al campo sportivo accanto al quale l’omicidio è stato commesso, sono state scoperte dagli inquirenti che da mesi cercano conferme ai loro sospetti.

Si vedono nitide le immagini di un uomo – Pietro, dicono i legali della famiglia Siragusa – che cosparge la fidanzata di benzina e poi le dà fuoco.

Lei è avvolta dalle fiamme tra atroci dolori. Poi l’assassino risale in auto e si allontana per parcheggiare qualche metro più in là.

Per la Procura è la prova che mancava. Pietro, 19 anni, dopo una lite per gelosia, avrebbe picchiato Roberta – sul cadavere sono state trovate numerose ferite – poi le avrebbe gettato addosso del liquido infiammabile che teneva in auto e l’avrebbe arsa viva.

Che si sia trattato di un suicidio come ha sostenuto il ragazzo dopo l’arresto è ormai escluso. E’ quanto emerso dalle prove raccolte dai carabinieri nel corso di lunghe e certosine indagini. Nulla è stato tralasciato. Il paese di Caccamo è stato battuto palmo a palmo per cercare tracce, reperti e soprattutto i video ripresi dalle telecamere che hanno immortalato il delitto e anche il transito dell’auto di Pietro Morreale. Due volte a distanza di pochissimo.

“Il consulente tecnico d’ufficio ha spiegato che la morte di Roberta è ‘stata determinata da arresto cardio-circolatorio e respiratorio conseguente al gravissimo stato di shock causato dalle estese e gravissime ustioni del capo e soprattutto del tronco e degli arti superiori, fino alla carbonizzazione di ampie parti della superficie corporea’”, spiegano al termine dell’incidente probatorio, riferendo le parole del medico legale, gli avvocati Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, legali della famiglia Siragusa.

“A tale gravissima condizione di shock, cosiddetto primario, la Siragusa è giunta per lo scatenamento di riflessi neurovegetativi da inibizione del simpatico derivanti dalla profonda angoscia e dall’intensissimo dolore certamente
provenienti dalla stimolazione di recettori presenti nell’estesa superficie corporea interessata dall’ustione”, spiegano i legali, sempre riportando il referto del medico.

Roberta avrebbe avuto una agonia di 2-5 minuti. “Quelle del video depositato dalla Procura – dicono i due avvocati – sono state immagini forti, mostrate alla presenza dei genitori e del fratello di Roberta, sempre presenti in aula. Si è trattato di un documento che ha spiazzato tutti i presenti e che dimostra in modo inconfutabile che Roberta è stata uccisa al campo sportivo , caricata in auto e gettata nel dirupo vicino al monte San Calogero”.

I legali e la Procura non hanno più dubbi. A uccidere Roberta è stato il fidanzato, accecato dalla gelosia. Dopo essere stati insieme a una festa e aver litigato, la coppia sarebbe andata in auto verso il campo sportivo per appartarsi.

Lì una nuova discussione e l’omicidio, col ragazzo che porta via il corpo e lo getta in una scarpata. Sarà lui a farlo ritrovare ai carabinieri il giorno dopo, raccontando una versione apparsa subito inverosimile: la ragazza, ha detto l’indagato, era fuori di sé per la lite.

A un tratto sarebbe scesa dalla macchina e si sarebbe buttata addosso la benzina, avrebbe dato fuoco al liquido e poi sarebbe scivolata nel dirupo. Tornato a casa in piena notte, Pietro è andato a dormire. Al padre, ha raccontato ai pm, avrebbe detto quanto era accaduto solo il giorno dopo.

E sarebbe stato proprio il padre a convincerlo ad andare in caserma dai carabinieri. Ma anche su questo aspetto i carabinieri stanno indagando per capire se il giovane sia stato aiutato a disfarsi del corpo di Roberta.

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