Ridotte le condanne a presunti boss e gregari del clan mafioso di Porta Nuova e Bagheria. E’ il secondo processo d’appello, dopo il rinvio della Cassazione.

Calogero Lo Presti ha avuto 9 anni e 4 mesi (14 in primo grado), 9 anni Gaspare Parisi (14 anni), 10 anni e 2 mesi a Francesco Paolo Putano, 5 anni e 6 mesi per Giovanni Mannino, 4 anni e 8 mesi ciascuno a Nicola Milano (8 anni) e Gabriele Buccheri (10 anni), 8 anni e 5 mesi a Tommaso Di Giovanni (16 anni), difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Giuseppina Candiotta.

In primo grado il tribunale di Palermo, presieduto da Vittorio Alcamo, ha condannato a oltre 148 anni di carcere 16 delle 19 persone imputate nel processo nato dall’operazione antimafia “Pedro” che, nel 2011, ha azzerato il clan mafioso di Porta Nuova.

Le accuse erano, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga. Tre gli assolti: Nunzio La Torre, Maurizio Pecoraro, difeso da Angelo Formuso e Raffaele Bonsignore, e Agostino Catalano. La pena più alta, 20 anni, è toccata a Daniele Lauria, 19 anni ha avuto Ivano Parrino, 16 Antonio Lo Iacono, 14 Francesco Chiarello, 12 Rodolfo Allicate e Giuseppe Auteri, 10 Cristian Mancino, 9 Vincenzo Coniglio.

Domenico Marino è stato condannato a 8 anni, Giovanni Giammona, che secondo gli inquirenti era il pusher che forniva droga sul set della fiction “Squadra Antimafia Palermo Oggi”, a 3 anni e 6 mesi. Giuseppe Di Marco ha avuto 6 anni, Giuseppe Migliore 5 anni e 4 mesi, Matteo Ravetto 5 anni, Giustino Rizzo 3 anni, Giusto Gagliano 3 e Salvatore Sampino 2 anni e 6 mesi.

I pm Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco hanno concluso la requisitoria a giugno, ma il pentimento del boss Antonino Zarcone, ha indotto la procura a chiedere la riapertura del dibattimento per sentire il collaboratore di giustizia che ha confermato le accuse nei confronti degli imputati.

L’indagine da cui è nato il processo ha ricostruito gli organigrammi del mandamento e fatto luce su decine di estorsioni. Nessuno sfuggiva al pizzo. Anche la fiction Squadra Antimafia Palermo Oggi fu costretta a pagare. L’inchiesta ha accertato che Cosa nostra controllava dal servizio di trasporti alla ristorazione per le troupe e gli attori.