Se c’è uno che questa riforma elettorale in discussione all’Ars non la digerisce proprio è Leoluca Orlando. Il sindaco di Palermo è stato il primo, fra gli amministratori siciliani già in carica, a scagliarsi contro il ddl che oggi con ogni probabilità verrà licenziato da Sala d’Ercole (l’aula convocata per le 11 tornerà a riunirsi alle 12.45 perchè il governo è impegnato in giunta).

Della riforma il primo cittadino palermitano ne ha parlato nuovamente ieri nel corso di una lunga intervista rilasciata a Radio Radicale in cui non sono mancati gli attacchi frontali ai partiti e soprattutto al Pd.

“Siamo in piena calamità istituzionale – ha esordito Orlando – La Regione in questi 4 anni ha legiferato solo una decina di volte. L’Ars ogni tre mesi fa la modifica alla Finanziaria dell’anno in base alle emergenze del quotidiano. Adesso il bersaglio sono i Comuni, l’ultima tenuta democratica della nostra regione con questo tentativo, tanto goffo quanto disperato, di modificare la legge elettorale”.

Orlando, nella conversazione con il giornalista siciliano Sergio Scandura, entra nel merito e si scaglia contro i partiti.

“In realtà sono bande che si aggregano secondo interessi quotidiani –tuona il sindaco di Palermo – e cercano in qualche modo di far rinascere i partiti che loro stessi hanno distrutto dalle ceneri della morte della democrazia attraverso il premio di maggioranza dato alle liste con il sistema di trascinamento”.

Orlando passa in rassegna la storia politica d’Italia e richiama la modifica elettorale del 1953, la famosa ‘Legge Truffa’ : “Ci ricorda – dice il sindaco – che quando si fa una legge per colpire qualcuno la stessa legge colpisce chi tenda di difendersi dai consensi dei cittadini”.

Poi il primo cittadino palermitano, tornando alla prima analisi che fece lo scorso week end appena venne votato l’articolo 2 che abbassava la soglia di vittoria al primo turno al 40 per cento, sposta il baricentro in chiave nazionale: “Si dice che (questa legge ndr) sia contro M5S, ma se mi posso permettere è anche contro uno come me. Esempi come quelli di De Magistris e Orlando danno fastidio ad un Pd che non si rassegna ad essere all’opposizione in quattro delle prime cinque città italiane. Così diventa impossibile qualunque dialogo con il sistema dei partiti. Pazienza. Andremo avanti con la legge che faranno, basta che almeno non vengano abolite le elezioni…

L’ultima stoccata è ancora per il Partito democratico. Orlando azzarda una previsione in ambito regionale: “In Sicilia bene che vada il Pd resterà sotto le due cifre. L’unica speranza che ha è di trovare qualcuno che sia disposto all’alleanza per cercare di vincere. Ma il Pd deve capire che in Sicilia ha perso il consenso. Ha soltanto una somma di consensi e chi si allea con loro in queste condizioni forse ne guadagna cinque consensi ma ne perde mille. Questa è la ragione per la quale alle prossime amministrative dico ai partiti per favore non avvicinatevi”.