Sos dagli assistenti sociali della città: non hanno le macchine di servizio per le visite domiciliari, negli uffici non esistono spazi di accoglienza per il dialogo con le donne vittime di violenza, nei rifugi dagli indirizzi segreti dove accompagnano mamme e figli in fuga dalla loro abitazione sarebbe necessaria la presenza di un portiere o di vigilanza fissa.

E per le relazioni da compilare per i magistrati portano i loro Pc da casa, in assenza di computer negli uffici. Sono alcune delle mancanze che lamentano gli assistenti sociali che prestano servizio per il Comune nei quartieri di Palermo. Domani la Fp Cgil, per mettere assieme le problematiche denunciate e stilare una serie di rivendicazioni da presentare al Comune, ha organizzato un’assemblea dalle ore 10,30 alle 14 presso la Camera del Lavoro di Palermo, in via Meli, 5.

Partecipano la componente di segretaria Fp Cgil Palermo Paola Caselli e Marco Leo Rsu Fp Cgil Palermo al Comune.
All’ordine del giorno sedi attività, strutture e strumentazioni nelle sedi decentrate, responsabilità professionali e rapporti con l’utenza. “Gli assistenti sociali che lavorano sul territorio lamentano l’impossibilità di gestire bene il servizio. Si ritrovano troppo spesso soli e senza mezzi ad affrontare storie di disagio familiare, di violenza tra le mura domestiche. E spesso i dirigenti non prestano la dovuta attenzione alle loro richieste – dice Paola Caselli – Le visite, per responsabilità professionale, le fanno ugualmente con le loro auto. Perché le auto del Comune devono servire per assessori e dirigente e non per migliorare i servizi? Almeno un mezzo dovrebbe essere messo a disposizione in ogni sede. I casi di cui si occupano sono delicati. Tutto questo richiede da parte degli assistenti un lavoro di cura difficile, di cui nessuno si fa carico”.

“Vogliamo sensibilizzare il Comune – aggiunge Paola Caselli – I lavoratori ci chiedono aiuto, perché venga riconosciuta l’importanza del loro lavoro di servizio sociale che riceve poca attenzione. Se vogliamo che Palermo diventi una città attenta ai problemi della persona, bisogna innanzitutto riconoscere la dignità degli operatori. Il Comune deve investire su questi servizi, per organizzarli meglio”.