Zamparini voleva retrocedere in B. Questo lo abbiamo detto e scritto più volte e ci hanno riso addosso in tanti. Sembrava impossibile a tanti tifosi, quella scelta cervellotica, sembrava impossibile per gli osservatori, tutti esperti di cose di calcio molto  più di noi profani che scriviamo di questo argomento sacro senza dover curare i nostri rapporti personali a destra e sinistra.

La retrocessione in serie B non c’è stata. Nessuno potrà svelare come mai sia capitata l’insperata salvezza. E’ certo il fatto che qualcosa nelle ultime giornate del campionato scorso sia accaduto all’interno dello spogliatoio rosanero (seconda epoca Ballardini della scorsa stagione) e tra le chiacchiere dei senatori della squadra che poi si sono mostrati decisivi per il risultato di fine corsa.

Poi arrivarono i pimi passi per una nuova stagione di massima serie per il Palermo Calcio: Ballardini confermato ed il fuggi fuggi di quegli stessi senatori che erano stati determinanti per il risultato finale. Qualcuno ha scelto di andare via prima di essere cacciato, qualche altro ha rischiato di essere cacciato prima di scegliere di indossare una casacca diversa per il prossimo campionato. Ma Zamparini lavorava ad una squadra giovane e promettente nello stesso tempo e negli stessi giorni in cui trattava con gli americani prima, con i cinesi dopo e poi di nuovo con americani e cinesi per una possibile cessione del club. Squadra giovane e promettente, imperniata sin dal principio del mercato su alcune scelte inamovibili che bene inquadrano la filosofia del patron rosanero: la conferma di Struna come esempio per tutte.

Nel frattempo i vecchi mediatori di vecchie operazioni milionarie si facevano avanti: fu così che si scorprì che forse quel bonus retrocessione sarebbe servito, eccome, per saldare vecchi debiti commerciali. Le casse della società a secco in attesa di realizzare la vendita dei pezzi pregiati: Vasquez che poi si è accasato al Sivilla e Lazaar.

La depressione tra i tifosi ricominciava a crescere insieme alla disillusione e senza rinnovata fiducia verso il Presidente Zamparini ed ecco in scena un colpo da teatro: il ritorno dei quadri rosanero di Rino Foschi. Ritornavano a galla le speranze per un futuro roseo per i rosa ed i suoi tifosi. Ritornava a Palermo accanto a Zamparini chi il Palermo aveva contribuito con decisione a costruirlo grande. Foschi amato dalla città e dai tifosi. Un direttore che certamente valeva qualche migliaio di abbonati al campionato anche senza una squadra degna di essere chiamata tale. Una scelta che richiedeva fiducia daparte della città tutta e confermava che tutto quello che si era detto e scritto prima erano sciocchezze.

Poi un bel giorno, o brutto, Foschi ha deciso di mollare. Non se la sente, non c’ha più il fisico per reggere quelle tensioni che Zamparini sa bene alimentare giorno per giorno all’interno della società rosanero. Ed ecco che la posizione libera andava coperta con la migliore scelta possibile. Poche ore di trattativa ed in rosanero sbarca Faggiano, direttore sportivo già bravo nella cadetteria con il Trapani, ambizioso ed incosciente abbastanza da mollare la società granata dei Morace per approdare ai rosanero del sempre più lunatico imprenditore friulano. Qualcuno dice sui facebook “nome omen”. Se quel direttore sportivo si chiama Faggiano vuol dire che desidera essere impallinato da Zamparini.

E’  storia vera quella che abbiamo tracciato sopra e non sarà uno Scozzarella o un Pektovic che potebbero arrivare di staforo insieme all’ex D.S. ex Trapani a migliorarne gli esiti o a rafforzare l’organico per competere al meglio nella massima serie.

Faggiano oggi è dinanzi all’impresa più difficile della sua carriera. Non occorre che stiamo qui a ricordarglielo ma siamo certi che sia una impresa nell’impresa quella di far ricredere quei poco più che mille abbonati rosanero circa la bontà dell’azione della società. E’ più che una impresa,  a questo punto, quasi un miracolo.

Mille abbonati ( compresi gli “abbonati sempre”) che si sentono presi in giro ancora una volta. Prima, negli ultimi anni della fase decadente del Palermo di Zamparini, bastava lanciare la campagna abbonamenti semplicemente urlando ai quattro venti che Cavani era incedibile, che Pastore resta dov’è etc. etc. Ci si abbonava e poi si scopriva che quel Pastore e quel Cavani erano stati ceduti subito dopo aver scattato le foto per la campagna abbonamenti. Ma la squadra c’era comunque, competitiva. Il Palermo giocava in serie A e se la giocava con tutti, partita per partita.

Oggi l’unica via d’uscita non può essere costituita da Faggiano che merita i nostri in bocca al lupo. Non può essere condotta da Di Marzio, non può essere costituita dalla permanenza al timone di Maurizio Zamparini.

Su di lui resterà sempre la stima di chi ha visto il Palermo in serie A grazie alla sua presenza in società. Ma adesso basta. La smetta di rovinare tutto quanto di buono ha fatto in rosanero tra un affare sul centro commerciale ed un mancato affare sul centro sportivo o lo stadio stellare.

Basta Zamparini. Il Palermo è in vendita? Concluda l’operazione al più presto. Non crediamo che i tifosi meritino di essere presi in giro ancora ed oltre. Crediamo che Palermo meriti di più anche in assenza di una classe imprenditoriale locale all’altezza della situazione. E’ triste a dirsi ma imprenditori siciliani interesstai al palemro non ce ne stanno. Solo due categorie di “locali”potrebbero assicurare la permanenza a certi livelli della Palermo del calcio. Si tratta del Governo della Regione o della mafia. Entrambi però non sono nelle condizioni di agire in questo senso, ed è meglio così.
Per il Palermo vanno bene i cinesi o gli americani. Noi non ci abboneremo comunque e diremo grazie per l’ultima volta a Maurizio Zamparini presidente che fu del migliore Palermo della storia.