Spesso al centro di polemiche, ma comunque unico presidio esistente in Sicilia per numerosi decenni.

Si tratta del canile municipale di via Tiro a Segno, a Palermo, nato con l’intenzione di sbarazzarsi velocemente dei cani di strada.  La cosa non deve stupire perchè così è stato fino all’approvazione della legge nazionale sul randagismo approvata solo nel 1991. A Palermo, però, le cose andaro diversamente perchè, ancor prima dell’approvazione della legge,  grazie ad una Ordinanza dell’allora Sindaco Giuseppe Insalaco, ucciso per mano mafiosa nel gennaio 1988, il capoluogo siciliano vietò la soppressione dei cani oltre che la destinazione degli stessi negli stabulari ove si praticava la sperimentazione animale.

Palermo anticipò così di ben sette anni (Insalaco fu Sindaco per soli tre mesi, dall’aprile al luglio del 1984) un provvedimento di grande civilità.

I cani, prima del provvidenziale intervento, venivano uccisi con la siringa letale che aveva a sua volta sostituito la camera a gas. In pochi sanno, però, che tale metodo che richiama ampie tragiche vicende della recente storia moderna, venne istituito come “camera per asfissia” grazie ai volontari di inizio secolo. Prima di allora, infatti, i cani venivano soppressi con le martellate in testa.

Per comprendere a pieno il significato di tale cambiamento, facile a creare equivoci e fuorvianti giudizi, bisogna però immergersi nel quadro storico che non era solo di Palermo ma di numerosi paesi occidentali.

A donare, infatti, per scopi umanitari la camera a gas fu una Società zoofila di inizio secolo fondata proprio a Palermo da Joseph Isaac Spadafora Whitaker. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, basta ricordare Villa Malfitano e l’isola di Mozia, notissima per i suoi scavi archelogici. Joseph Whitaker, infatti, fu un grande archeologo oltre che stimato ornitologo e precursore delle tematiche zoofile in città. Insieme alla moglie Tina Scalia, fondò nel 1897 la “Società Umanitaria Educativa per l’infanzia abbandonata e per la protezione degli animali”.  Un’opera immensa alla quale non si è data finora adeguata luce.

Impietositi per il destino dei cani palermitani, furono proprio i benemeriti di questa Società a destinare al canile municipale la “camera per l’asfissia”. In tale maniera si pose fine alla tremenda tortura dei cani finiti con il cranio sfondato.  Da sola l’iniziativa non può spiegare, però, l’impegno di un gruppo relativamente ristretto di persone (prevalentemente costituito da ricchi commercianti ed aristocratici) che vollero a Palermo numerose iniziative in difesa degli animali. Spaziarono dagli abbeveratoi per i cavalli (in città, oggi, mancano del tutto) ma anche ambulatori veterinari messi gratuitamente a disposizione degli animali appartenenti a persone povere. Fu sempre la Società fondata  da Whitaker,  a volere l’istituzione delle prime Guardie Zoofile poi decadute per lunghi decenni e riapparse in città solo in anni recentissimi. Una storia lunga  ed inattesa della quale torneremo a parlare.

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