Concentramento a Piazza Croci e corteo fino a Piazza Verdi dove ci saranno i leader della Cgil nazionale a iniziare da Maurizio Landini che sarà a Palermo mentre Susanna Camusso parlerà collegata con tutte le cinque piazze italiane in protesta”

Così la Cgil protestarà contro le scelte del governo in materia di pensioni. Protesterà per il lavoro e per una flessibilità in uscita dal mondo del lavoro che possa essere collegata alla professione svolta, all’usura che questo lavoro comporta, alle esigenze di ricambio generazionale. Temi ai quali il governo non ha dato risposta contrariamente a quanto sostenuto dalla Cisl mentre per la Uil le risposte sono state poche ma pur sempre risposte.

Palermo sarà una delle due città del sud. L’altra piazza calda sarà quella di Bari. Per il resto la protesta sarà concentrata nel centro e nord Italia. La manifestazione è di natura regionale e in piazza non ci saranno solo gli iscritti al sindacato. Hanno aderito anche tutti i partiti politici della sinistra da Mdp in poi.

“Da Palermo – dice a Blogsicilia il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo – parte un messaggio chiaro per il lavoro. Qui non si chiedono privilegi ma diritti, si chiede lavoro perchè il tema delle pensioni è strettamente legato a quello del lavoro. in piazza non sentirete cori che chiedono pensioni ma cori che chiedono lavoro”.

A parte Bari, Palermo è l’unica città del sud, perchè questa scelta?

“Secondo i dati resi noti dal Comune il tasso di occupazione a Palermo è del 37% mentre il tasso di dispoccupazione è del 25,1%. E’ chiaro che qualcosa non torna. Esiste quasi un 38% delle persone in età da lavoro che non risultano occupate e che non  cercano un lavoro. Se si sottrae una percentuale fisiologica di Neet rimane comunque un’alta percentuale di persone che con grande probabilità svolgono lavori completamente in nero. Questa è una situazione allarmante che vogliamo denunciare.

Ma questo come incide nella vertenza pensioni?

“Incide in maniera significativa. La nostra proposta è quella di una flessibilità in uscita dal lavoro che assegni al lavoratore la scelta di quando smettere di lavorare. Una flessibilità che debba significare o il raggiungimento di 41 anni di contributi oppure una uscita per età che si possa applicare fra i 62 e i 70 anni. Per realizzare una cosa del genere occorre trovare le risorse ed ecco che entra in campo la materia lavoro nero. Tutta la produzione che viene realizzata nel sommerso, tutto il lavoro che si svolge nel sommerso sottrae risorse tanto al fisco quanto alla contribuzione. Recuperare queste risorse permetterebbe di applicare la riforma nel senso in cui noi la proponiamo. O quantomeno ci metterebbe certamente sulla giusta strada”.

Dunque nella vertenza nazionale si inserisce una specificità locale secondo voi

“Guardi posso fornirle altri dati su Palermo e sulla Sicilia come quello che riguarda proprio le pensioni. Il nostro territorio è caratterizzato da una grande quantità di lavoratori saltuari. Un esempio sono gli edili. Lavorano ad un appalto per un periodo di tempo, poi vivono una pausa. Pause che nella situazione attuali sono sempre più lunghe. Anche per questo il nostro territorio registra una media pensionistica fra le più basse. In media il pensionato guadagna poco più della minima, circa 600 euro. E’ una situazione insostenibile a fronte della quale occorre fare qualcosa. E questo qualcosa parte sempre e comunque dall’esigenza di creare occasioni di ulteriore lavoro e, al tempo stesso, cambiare questo approccio al sistema pensionistico. Non è possibile che un lavoratore non sappia mai quando andrà in pensione. Non si può credere che il lavoratore debba inseguire la pensione che nel frattempo scappa via per effetto della crescita delle aspettative di vita”.

La vertenza quindi è molto più ampia

“Certamente ci rivolgiamo anche al nuovo governo della Regione che deve sbloccare grandi opere come quelle dei bacini di carenaggio della Fincantieri. Della gara per il nuovo bacino non si sa più nulla. Darebbe lavoro per la realizzazione dell’infrastruttura ma creerebbe anche le condizioni per il rilancio della cantieristica e dell’indotto. Poi a Palermo vogliamo stare con il fiato sul collo dell’amministrazione comunale. Ci sono le grandi opere delle nuove linee Tram che valgono 500  milioni. La vera grande opportunità, la vera svolta per l’area da Palermo a Termini ivi compresa la zona industriale di Carini e i due porti di Palermo e Termini Imerese sarebbe la ZES, la Zona  Economia Speciale che ci permetterebbe di passare ad una industria 4.0 e di attirare investimenti, tornare ad essere produttivi e così via. Bisogna fare uno sforzo importante e finirla con la politica delle mance e approdare, finalmente, alla politica dello sviluppo”.