“Come al solito, non appena si avvicinano le scadenze elettorali, si scatena il dibattito sulle candidature e/o autocandidature… Mai che qualcuno parta dalla costruzione di un programma credibile e, soprattutto, sostenibile”.
Affida ad un post su Facebook il suo pensiero Toni Costumati, segretario organizzativo del Pd di Palermo. Dopo l’intervento del suo omologo a livello regionale Antonio Rubino, appartenente però a tutt’altra corrente, Costumati prova a spegnere le polemiche ed a riportare l’attenzione sul programma e sul percorso che deve portare alla scelta del candidato per la quale manca ancora un anno e più
“Ad iniziare dal mio partito già è scattata la corsa a porre veti – dice Costumati – a dettare condizioni, ad affidare patenti di credibilità ed affidabilità sui nomi piuttosto che iniziare a costruire un progetto di città”.
Ma il segretario organizzativo di Miceli si pone anche degli interrogativi importanti: “Primarie si, primarie no…: tendenzialmente non sarei contrario, anzi. Solo che l’esperienza vissuta nel 2012 (peraltro vissuta da protagonista in quanto indicato assessore da Ferrandelli) mi fa guardare a questo strumento con un certo sospetto, specie se con riferimento alla lealtà e al rispetto degli accordi pre-consultazioni”.
Dubbi, dunque, sullo strumento primarie che resta, però, uno strumento di grande partecipazione, coinvolgimento della base, democrazia “Tuttavia, vada per le primarie-. aggiunge infatti Costumati che però disegna un percorso innovativo – prima di partito (se necessarie) e poi di coalizione, ma non prima di avere costruito un programma e illustrato ai cittadini l’idea di città che si pensa di realizzare”.
Dunque Palermo potrebbe farsi apripista per una scelta inedita: esportare le primarie alla coalizione coinvolgendo tutti gli alleati in una scelta che debba essere fra candidati espressi da ciascuno partito della medesima coalizione.
“Tutto questo non può prescindere dalla centralità del ruolo del Pd- aggiunge – ovvero del primo partito del Paese, ma dove centralità non faccia il paio con autoreferenzialità. Va’ costruito un programma condiviso, e interlocutori preferenziali, anche per non consegnare la percezione di un partito schizofrenico, non possono che essere gli attuali alleati a Roma e alla Regione”.
Dunque non divida l’uomo ciò che Dio ha unito, o meglio non divida Palermo ciò che Roma ha alleato “Ovviamente nulla è scontato o obbligato – conclude – ma coerenza vuole, che un programma condiviso sia da provare a costruire con le donne e gli uomini che oggi governano il Paese e la Regione”.
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