Le porte del parco Cassarà, a Palermo, continuano a rimanere chiuse. Serrate come le speranze di vedere riaperta, prima o poi, la struttura situata tra via Ernesto Basile e corso Pisani. Il giardino comunale è chiuso dal lontano 2014, quando la Procura di Palermo mise i sigilli all’area a causa della presenza di agenti inquinanti. Da allora, l’unica cosa aperta sul futuro del secondo polmone verde per estensione del capoluogo siciliano è stato il botteghino delle promesse, quello si disponibile in abbondanza. Ma, al netto delle parole, di concreto nulla è stato fatto. Eppure, di lavoro da fare ce ne sarebbe molto. A cominciare dalla redazione del piano di caratterizzazione. Un atto propedeutico a qualunque progetto di bonifica ma per il quale, a sentire quanto dichiarato dagli esponenti della III Commissione consiliare, non ci sono i soldi.

La live al parco Cassarà

Un fatto ribadito durante la nostra live odierna davanti all’ingresso del parco Cassarà, dalla consigliera comunale del M5S Concetta Amella. L’esponente pentastellata, componente proprio della III Commissione consiliare, ha parlato del quadro sconfortante che riguarda l’area verde. “Stiamo parlando di un polmone verde aperto nel 2011, chiuso nel 2014 e che manca quindi alla fruizione dei cittadini da otto anni. Questo parco rappresenta l’unica area verde della IV Circoscrizione, una delle più grandi di Palermo. Una zona nella quale si fatica a trovare spazi destinati allo svago e alla socialità dei residenti”.

Una struttura, quella fra via Ernesto Basile e corso Pisani, che attende gli atti propedeutici al suo recupero. Documenti sui quali il Comune di Palermo è ancora in alto mare. Ciò a causa della mancanza del piano di caratterizzazione. “L’assessore Catania, di fronte ad uffici ed associazioni ambientaliste, ha dichiarato in III Commissione che il ragioniere generale si è detto disponibile a trovare degli appositi capitoli di spesa da impegnare ed utilizzare per il famoso piano di caratterizzazione. Nodo fondamentale da sciogliere per accedere a qualunque bando o misura che preveda la bonifica di un sito, come nel caso del parco Cassarà”.

“Geobonus? Misura da valutare”

Nocciolo focale del caso relativo al parco Cassarà è quello relativo al reperimento dei fondi. Nonostante la disponibilità palesata dall’assessore Catania, i soldi si devono ancora trovare. In tal senso, il senatore della Lega Luca Briziarelli aveva proposto di recuperare ai fondi messi a disposizione nell’ambito del geobonus. Una manovra sulla quale Concetta Amella invita alla calma. “E’ una misura tutta da valutare, visto che mancano i decreti attuativi“.

“Dopo di che, sarà necessario che l’Amministrazione, al pari di un piano di caratterizzazione, rediga una strategia per il recupero. Atto per il quale il Comune non ha tecnici specializzati e risorse finanziarie. Tra l’altro, nel sottosuolo è stato trovato cianuro, arsenico, agenti inquinanti. Era una delle aree verdi più gettonate di Palermo. A pochi passi c’è l’Università, il Cus e la piscina comunale, strutturale con la quale il parco Cassarà è comunicante. L’unica area accessibile, ad oggi, con una speciale autorizzazione è quella di corso Pisani. Zona tenuta in buone condizioni dagli operai del Coime”.

“Aree verdi infrastruttura della città”

La consigliera pentastellata lancia poi un appello ai colleghi di partito e alle altre forze politiche di Sala delle Lapidi. Ciò al fine di rendere il parco Cassarà nuovamente fruibile. “Mi faccio portavoce affinchè si possano trovare dei finanziamenti. Ma faccio appello a tutte le altre forze politiche di cercare soluzioni per raggiungere questo obiettivo, al fine di redigere il piano di caratterizzazione. La città si sente mortificata e privata di un polmone verde bellissimo. Il parco Cassarà va recuperato per due ordini di motivi: intanto, perchè un’area verde che serve tre circoscrizioni (II, III e IV). Ma anche perchè dovrebbe far parte di un sistema che vede nel verde un’importante infrastruttura della città. Ciò al pari di altre infrastrutture come ponti, monumenti ed edifici. Senza questa concezione, recuperare e porre fine ad una delle pagine più triste di questa città sarà difficile”.

La protesta

La scorsa settimana la nuova protesta simbolica nel polmone verde: “Un minuto di silenzio per invocare l’avvio dei lavori propedeutici alla riapertura del parco Cassarà, a Palermo”. Oltre a Caracausi e Moncada erano presenti anche le associazioni ambientaliste (WWF e Legambiente su tutte), i rappresentanti della Lega Luca Briziarelli ed Elisabetta Luparello, nonché la consigliera comunale del M5S Concetta Amella.

La storia del parco Cassarà

Un’area verde chiusa dal 16 aprile 2014, quando il polmone verde di Palermo fu posto sotto sequestro dalla Procura e il NOPA (Nucleo Operativo Protezione Ambientale della Polizia Municipale) appose i sigilli. Ben 28 ettari di terreno, costati 11 milioni di euro e inaugurati nel 2011 dall’ex sindaco Diego Cammarata.

Poi, dopo un servizio di Stefania Petyx per Striscia La Notizia si scoprì che sotto il manto erboso c’erano sepolte sostanze inquinanti pericolose: amianto, rifiuti industriali, metalli pesanti, cianuro e residui di cantieri edili.

Da qui la suddivisione in 3 in tre zone, in base alla gravità dell’inquinamento: una verde, estesa circa 15 ettari e accessibile da corso Pisani, e poi una rossa inibita al pubblico e una gialla, intermedia fra le due. Nella zona verde si è proceduto in diverse fasi alla rimozione manuale e meccanica dei materiali inquinanti.

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