La politica è agonizzante, non è più quella di una volta e bisogna tornare a portare la gente a interessarsi alla cosa pubblica. Raccogliere il consenso porta a porta, vendendo, in senso alto, in senso buono, le idee. Bisogna appassionare e tornare ai canoni primari della democrazia.

E’ un Gianfranco Miccichè tornato a fare il “venditore di idee” come prima dello storico 61 a 0, quello che viene a trovarci in studio ospite di Talk Sicilia. Qualche acciacco che lo ha portato agli onori delle cronache per una polmonite appare superato e la voglia di fare c’è, nonostante i guai giudiziari dei quali parla senza problemi e limiti.

Ma parla anche della pace fatta con il Presidente della Regione Renato Schifani che definisce il candidato naturale per il 2027 mentre si lascia andare ad un “lasciateli strisciare” quando parla della narrazione sotterranea che circola negli ambienti politici isolani di una sorta di “golpe” in preparazione dentro il centrodestra per cambiare il candidato all’ultimo momento.

La narrazione del nuovo corso di Miccichè non può che cominciare dalla sua nuova vita nel trio dei tre tenori della politica ovvero nella fondazione, insieme a Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla, di Grande Sicilia, la formazione popolare, civica e autonomista che ha visto la luce negli ultimi mesi.

Il nuovo partito e il ruolo di Grande Sicilia

“È un nuovo movimento, è un nuovo tipo di lavoro, ma sempre all’interno della stessa vita. Mi piace perché questa è la parte più bella della politica: andare a recuperare consenso tra le persone, andare a spiegare il progetto che abbiamo messo in piedi e quindi convincere la gente a venire con noi. E’ la cosa che mi diverte di più. Io nasco venditore, per cui vendere l’idea è la cosa più bella che si può fare”.

La prima uscita con le elezioni provinciali di secondo livello

“Non è un test. È una elezione assurda che veramente non ha senso. Un’elezione che non chiami ad esprimersi i cittadini non si comprende che senso abbia. Si chiede a quelli che sono già eletti di scegliere fra di loro. Non c’era bisogno di spendere i soldi per una elezione. Lo si poteva fare all’interno di una stanza. Si potevano chiamare i segretari dei partiti e gli si chiedeva di indicare la persona più opportuna per quel ruolo invece di mettere in piedi questo bailamme bestiale. Quello che sta avvenendo è che ognuno va per i fatti suoi”.

C’è il rischio di spaccature nel centrodestra?

“Non soltanto nel centrodestra ma anche negli altri movimenti, alleanze e negli altri partiti. Io credo che peggio di così non possa essere la politica. Siamo a un livello di spaccatura su tutto”.

Livello Ars imbarazzante

“Io lo vedo in Aula: è veramente imbarazzante il livello dello scontro politico. Non c’è opposizione ma c’è una parte della maggioranza che fa l’opposizione alla coalizione e agli stessi partiti. la logica è quella: mi aspettavo un assessore, non mi hanno fatto assessore a me o al mio amico e quindi voto contro. Un livello basso del dibattito politico che non ho mai visto. Io ho iniziato 40 anni fa e tante volte sono stato deputato nazionale e tante volte ministro, vice ministro…. Onestamente un livello così basso della politica non l’ho mai visto”.

La pace con Schifani

“L’unico motivo per cui siamo riusciti a trovare una una soluzione è che io non ho chiesto nulla. Se avessi chiesto, come tante volte succede, diciamo un assessorato, la pace non l’avremmo fatta mai. Io non ho voluto assolutamente nulla. Con Schifani abbiamo vissuto una vita insieme. È questa cosa che era successa due anni e mezzo fa aveva lasciato l’amaro in bocca entrambi. E un giorno, casualmente lui era in assemblea. Ci siamo ritrovati in una riunione e io ho fatto un ragionamento che a lui è piaciuto e quando si è alzato mi è venuto a ringraziare e ci siamo dati la mano e poi un bacio. Sulla guancia. Da quel momento si è un poco appianata la situazione. Non è che sia una situazione di collaborazione. Io continuo a rimanere un po nelle mie idee ma sono in maggioranza e faccio parte di uno schieramento anche se le cose che non mi vanno voto anche contro”.

Il ruolo di Grande Sicilia nella coalizione

“Grande Sicilia è nella coalizione. Ancora deve capire bene che cosa sta succedendo. Quello che vediamo ogni giorno non ci piace e questo lo dobbiamo dire chiaramente. Quello che è successo a Trapani con la sanità e quello che succede in tutte le Province giorno dopo giorno”.

Il Parlamento fa solo le finanziarie

“Questa è una Regione (L’Ars, ovvero il parlamento ndr) che fino ad oggi ha fatto soltanto le leggi finanziarie e non sta parlando. Altre volte quanto meno si parlava in Aula, si discuteva, si tentava di affrontare una riforma. Questo non c’è, neanche il tentativo di farla una riforma. Si sta facendo l’Amministrazione ordinaria”.

“Per carità le finanziarie sono state fatte anche in tempi abbastanza contenuti è questa è una buona cosa. Ma è stato usato strumento come quello delle mancette (un milione circa a disposizione di ogni deputato per opere nel territorio) che adesso non ci sarà più”.

“Vi spiego qual è il danno di questa cosa. Non tanto la storia in se delle mancette perché in un momento in cui non si fa altro, non ci sono altri tipo di lavoro, non si crea nulla, quanto meno fai lavorare, porti risorse sul territorio. Ma questo, se da un lato ha velocizzato i lavori d’aula, dall’altro
non ne ha certo migliorato la qualità. L’opposizione è scomparsa e l’opposizione è fondamentale in una democrazia parlamentare perché l’opposizione deve tirare fuori idee, deve scontrarsi con la maggioranza, altrimenti il dibattito politico non esiste più e senza dibattito politico manca l’iniziativa e finisce che fai solo quel che è obbligatorio, ma non riesci a discutere una legge, una riforma”.

Schifani ricandidato e il golpe strisciante

Grande Sicilia, abbiamo detto, sta nel centrodestra ed ha chiarito che Schifani è il candidato nel 2027

“Questo perché è così ed è giusto che sia così. Io mi stupirei del contrario. Se il centrosinistra mettesse in campo un nuovo candidato che possa essere attrattivo, uno bravo, allora potrebbe cambiare le cose, indurre in una riflessione. Potrebbe nascere un dibattito. Ma non si intravede nulla del genere.  Che senso ha, quindi, immaginare un altro candidato? Perchè mai si dovrebbe pensare a candidare qualcun altro? Schifani sta facendo male? Lo dica chi non lo vuole. E antipatico, lo dicano. Niente di tutto questo, non c’è motivo per cambiare il nome di Schifani. Questo ci ha portato a dire con assoluta fermezza che non vogliamo andare incontro ad altre follie”.

Ma nel 2022 fu proprio Gianfranco Miccichè a dire no a Musumeci ricandidato

“Parliamoci chiaro, vi ricorderete che Musumeci nel 2017 si volle candidare per forza annunciando che comunque, se non fosse stato lui il candidato, sarebbe sceso in campo spaccando il centrodestra. A quel punto si decise di candidarlo, però con un impegno ovvero che sarebbe rimasto per una sola legislatura. Questo impegno fu tradito. Non fui io a non volerlo più. Volevo solo che venisse rispettato l’impegno assunto”.

“La situazione di Schifani è diversa e lui è il candidato naturale. Non avrebbe senso andarsi a scannare di nuovo per cercare un altro candidato Questo nel centrodestra deve essere”.

Però c’è una narrazione serpeggiante che dice che l’avvicinamento di Cateno De Luca a questo governo sia la chiave per scardinare questo sistema e portare verso una candidatura Galvagno.

“E lasciamolo strisciare questa narrazione. Un nugolo di serpenti. I serpenti questo fanno: strisciano”.

Se si vuole un altro candidato lo si dica. Se Schifani fa un passo indietro e dice di non sentirsela, allora è un altro discorso. A quel punto si discute per capire se il  più bravo che c’è è quello indicato, se mettere la Regione nelle mani di Roma e dei signori La Russa e compagni sia un’idea positiva o meno? Discuteremo. L’importante è essere chiari e leali”.

“Vedete sono proprio le cose striscianti che ci portano a questo stato di confusione, di debolezza e di mancanza di dialogo all’interno del Parlamento. Oggi il Parlamento veramente non c’è più. Mi risulta difficile dirlo perché essendo l’ex Presidente dell’Ars sembra che voglio dire che ero più bravo. Ma il tema non è il presidente. Galvagno sta facendo bene. Sta svolgendo bene il compito che gli è stato dato, lo svolge in maniera straordinaria. Questo di “comprare” i deputati non fa parte del mio modo di pensare e di fare politica ma per chi la pensa così lui sta operando bene”

Miccichè, l’auto blu ed il processo

Gianfranco Miccichè non si tira indietro neanche nel parlare del suo processo per l’uso improprio dell’auto blu “Parliamoci chiaro! All’ex Presidente dell’Assemblea così come si fa per l’ex Presidente del Parlamento nazionale, per la Camera e per il Senato, viene assegnata una macchina di rappresentanza. Non di servizio ma di rappresentanza”.

“Io, quell’auto, l’ho usata per rappresentanza. Posso avere fatto un errore nella vicenda del gatto che stava morendo. Aveva 16 anni e stava morendo. Mia figlia è veterinaria, le ho mandato un video e lei mi ha detto: mandamelo subito a Palermo. Io non ho altre auto. Detto questo secondo me è una sciocchezza. A me sembra un processo che è stato messo in piedi. Mi hanno intercettato per un anno non si capisce alla ricerca di che cosa per poi trovare queste sciocchezze.

La mia paura è che si debba fare per giustificare l’intera indagine. Per questo processo sono state spese cifre importanti che si aggirano intorno al milione di euro il tutto per un danno che la stessa procura quantifica in duemila euro. Temo questo processo sia teso verso una condanna in primo grado per giustificare l’intera indagine. Io parlo sempre con grande franchezza e dico sempre come la penso: mi auguro fortemente di essere giudicato per quello che ho fatto. Sono assolutamente certo di non avere commesso nessun tipo di reato. L’errore c’è stato, mi si dica a quanto ammonta il danno e lo risarcisco.

La video intervista integrale

Miccichè nell’intervista integrale parla poi della collocazione di Grande Sicilia e del disegno di legge per il fine vita (suicidio assistito) presentato insieme a deputati Pd rivendicando il diritto, su questioni etiche come questa, di superare gli schieramenti