“Non ti libererai mai di me, solo la morte potrà sottrarti alla mia ossessione’. E’ la sostanza di uno dei circa 600 post che una donna di 52 anni ha indirizzato ad un professore di liceo di un anno più grande di lei. Una vera e propria persecuzione durata mesi nel corso dei quali la donna aizzava anche altre persone ad attaccare la sua vittima. Un comportamento deviato che l’ha portata anche a recarsi sotto casa del professore, per rilievi fotografici da usare nei successi post offensivi, denigratori e così via.

Una persecuzione che ha fruttato circa 10mila commenti tesi a screditare il malcapitato. Alla base dell’astio maturato ci sarebbero attività animaliste esercitate sia dalla vittima che dalla cyberstalker. Sono state proprio le incursioni fotografiche a indurre il professore a chiedere l’intervento della polizia dopo aver sopportato per mesi.

Sentendosi letteralmente braccato l’uomo ha temuto per se, per la sua famiglia e per i tanti animali, cani e gatti, che ospita. Così ha chiesto l’intervento della polizia. E dopo un mese circa di verifiche il questore di Palermo Renato Cortese ha firmato in assoluto il primo provvedimento a Palermo di ammonimento per cyberstalking e uno dei primi in Italia, provvedimento che è stato notificato, in questi giorni, alla donna. La si invita a cessare i suoi atteggiamenti persecutori avvertendola che se dovesse continuare sarebbe denunciata anche senza querela di parte, che la pena per chi è già stato ammonito è più alta e che dovrà sottoporsi ad un percorso di recupero obbligatorio per legge.

“Sono stati mesi davvero difficili per me – dice a BlogSicilia la vittima, il prof Ignazio Li Vigni – anche perchè se avessi proceduto a querela gli avvocati mi presentavano un percorso giudiziario che sarebbe potuto durare anni. Alla fine ho scelto di utilizzare questo nuovo strumento che solo di recente la legge italiana ha introdotto in difesa delle vittime di cyberstalking”.

Il prof Li Vigni ha deciso di raccontare la sua vicenda anche per dire a chi si trova nella sua stessa situazione che esiste uno strumento rapido ed efficace per uscire dal tunnel. Ha anche lanciato una petizione (LEGGILA QUI)per chiedere leggi ancora più chiare per contrastare le molestie sui social che sono un problema in crescita.

“Uno stalker lo puoi evitare, ti puoi allontanare, cambiare città, puoi chiedere l’intervento delle forze dell’ordine quando lo vedi – dice Li Vigni – un cyberstalking no. Ma c’è lo strumento dell’ammonimento che arriva rapidamente ma deve essere richiesto dalla vittima al questore. Purtroppo, però, le vittime non lo sanno”