“Il piano rifiuti blinda il settore dal rischio di speculazioni e recepisce in pieno le indicazioni dell’Europa sull’economia circolare. Da questo punto di vista è un piano moderno e estremamente innovativo”.

Dall’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità non ci stanno alle critiche al piano  venute dal deputato 5 stelle Giampiero Trizzino e spiega il piano rifiuti attualmente al Cga per un parere preventivo in vista dell’adozione da parte del governo della Regione.

“La priorità è la raccolta differenziata, che deve raggiungere le soglie di legge, poi ogni ambito può decidere che tipo di impianto usare e come chiudere il ciclo. Dunque questo meccanismo consente ai territori di pianificare meglio l’impiantistica rispettando le esigenze e la volontà della popolazione, invece di avere tutto calato dall’alto e imposto dalla Regione” si legge in un documento che chiarisce gli aspetti criticati del Piano predisposto sotto la guida dell’assessore Alberto Pierobon.

“È un piano laico che non favorisce o penalizza alcuna tecnologia nell’ambito dell’economia circolare e delle direttive europee. Il piano inoltre fotografa il fabbisogno dei territori tenendo in considerazione l’aumento della differenziata e quindi i dati in proiezione futura. Sulla base quindi delle necessità dei vari territori, ogni ambito provinciale dovrà pianificare e prevedere degli impianti dovranno tenere conto di questi numeri. Inoltre il piano censisce l’esistente anche in termini di impianti esistenti e di istanze presentate, cosa mai fatta prima tanto che il settore era caratterizzato da una selva di domande e progettualità”.

“Le regole del piano regionale dei rifiuti – vi si aggiunge – danno priorità agli impianti pubblici. Ogni ambito provinciale in sostanza dovrà stabilire come vorrà chiudere il ciclo una volta raggiunto almeno il 65 per cento di differenziata e considerando in proiezione futura il limite del 10 per cento di rifiuti in discarica. Il piano non prevede dunque nuove discariche che saranno sempre più marginali”.

“Eventuali privati che si inseriscono in questi meccanismi – conclude – saranno subalterni al sistema pubblico. Non solo infatti la precedenza sarà data agli impianti pubblici, ma anche se i privati riuscissero a portare avanti una iniziativa, l’impianto dovrà essere dimensionato alle esigenze dei territori e potrà trattare i rifiuti solo dopo una selezione pubblica. Dunque agirà a proprio rischio imprenditoriale. Questo non per demonizzare i privati ma in un’ottica di riequilibrio col settore pubblico e nell’interesse della collettività”.

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