Un pasticcio burocratico che soltanto i tribunali amministrativi potranno districare ma che, nel frattempo, ottiene come unico risultato la totale assenza di vigilanza su incompatibilità e doppi incarichi. E’ quello che succede all’Ars dove, per assurdo, tutti i 70 deputati eletti potrebbero decadere dall’incarico da un momento all’altro. Perfino il Presidente della Regione anche se quest’ultima eventualità è decisamente remota.

Il pasticcio, effetto collaterale di un errore nella predisposizioone dei moduli per le candidature, emerge quasi per caso quando viene posta all’attenzione dell’Ars la posizione del deputato Cateno de Luca, eletto all’Ars nmello scorso novembre ma poi divenuto sindaco di Messina in primavera. Teoricamente De Luca dovrebbe optare per questo o quell’incarico ma non lo fa e la Commissione verifica poteri dell’Ars che dovrebbe chiedergli di fare una scelta non può intervenire. Ciò perchè tutti i suoi deputati sono ‘sub iudice’ per effetto dei ricorsi dei primi dei non eletti.

A raccontare l’effetto collaterale oggi è La Repubblica che scrive della condizione proprio di De Luca, sindaco di Messina e deputato regionale che continua a mentenere il doppio incarico pur rinunciando all’indennità di sindaco. Nessuno gli chiede di scegliere e lui continua a non scegliere.

Ma de Luca a parte la vicenda è complessa. Il presidente dell’Ars che presiede anche la Commisisone Verifica poteri, ha chiesto chiaramente ai deputati di limitarsi all’ordinaria amministrazione per il rischio che il Cga annulli tutto.

Ma da cosa deriva questa gattopardesca situazione? I moduli per le elezioni regionali non riportavano l’autocertificazione prevista dalla Legge Severino. Per i non eletti questo inficierebbe l’intera procedura perchè la legge di grande riforma andava recepita anche dalle Regioni a Statuto speciale. Ma il Tar ha dato torto ai ricorrenti in sede di sospensiva. ora tocca al Cga.

I tempi, però, rischiano di essere lunghi visto che dopo la fase sospensiva i tribunali amministrativi di primo e secondo grado dovranno pronunciarsi nel merito. Intanto i deputati dell’Ars restano in carica con poteri ‘dimezzati’ con tutto ciò che ne deriva