Arriva la pioggia di soldi sulla Sicilia annunciata e dunque la firma dell’accordo per l’utilizzo del Fondo di sviluppo e coesione tra Roma e la Regione Siciliana fra il primo ministro Giorgia Meloni e dal governatore dell’Isola Renato Schifani e scoppia la polemica

La firma del patto è prevista lunedì 27 maggio alle ore 16, al Teatro Massimo di Palermo e riguarda l’Accordo per il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027 ma tutta la vicenda viene tacciata dalle opposizioni di spot elettorale.

L’attacco del Pd

“Un Teatro per mandare in scena una commedia” attacca il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo.

“La firma dell’accordo che sancisce quali progetti sono finanziati con il Fondo di Coesione è un atto dovuto, in forza della legge 162/2023. Nessun merito quindi a Schifani sulla messa in campo delle risorse che sono destinate per legge alla Sicilia e che anzi hanno subito lo scippo nazionale di quasi 3 miliardi, di cui 1,3 miliardi per un Ponte che gli stessi uffici ministeriali qualificano quale opera non sostenibile ed 800 milioni per i termovalorizzatori imposti ai territori. Una beffa che hanno deciso di mettere in scena a Teatr anziché negli uffici di palazzo d’Orleans, come dovrebbe essere per la firma di un Accordo bilaterale tra Stato e Regione. Forse perché in tempi elettorali fa comodo avere un folto pubblico. Pubblico che invero non è stato coinvolto in nessuna delle fasi di costruzione dell’Accordo visto che non vi è stata nessuna preventiva concertazione né dentro il Parlamento siciliano, né con le parti sociali. Praticamente, se la cantano e se la suonano” aggiunge.

Sono soldi della Sicilia, nessun “regalo”

“La dotazione del FSC – afferma Cleo Li Calzi, responsabile del dipartimento PNRR del PD Sicilia – serve alla Sicilia, e ai siciliani, per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti del resto d’Italia. E’ stabilita proprio in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali ed è stata fissata in 6,86 miliardi. Un’importante dotazione che rappresenta il 21% dell’intera dotazione nazionale proprio in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali. Non certo per merito, ma appunto per la gravità degli indicatori di sottosviluppo. Quello che si legge nelle carte è – prosegue – l’assoluta mancanza di un’idea di sviluppo, visto che il lungo elenco di interventi – a meno di quelli ‘prenotati’ da Roma – nasce dalla sommatoria di progetti ‘caricati’ dagli uffici della Programmazione dentro la piattaforma, che mette insieme gli interventi fuoriusciti dalle precedenti programmazioni e quelli che non sono stati realizzati nei tempi previsti dai programmi comunitari, o quelli che da anni vengono ribaltati di programmazione in programmazione. Il governo regionale ha solo ‘apprezzato’ le liste di progetti preparate dagli uffici. Non vi è in alcuno di questi passaggi la valutazione di quale impatto reale sullo sviluppo e sulla crescita. E in ultimo, va sottolineato che – conclude – la Sicilia è rimasta la penultima regione a firmare questo accordo avendo appunto ritardato anche nel caricamento dei progetti in piattaforma”.

Tempi sospetti per i 5 stelle

“Questa tempistica, a poche settimane dal voto europeo, dopo mesi e mesi di attesa, sa tanto di campagna elettorale, ma la Meloni forse non sa che i siciliani non hanno l’anello al naso e non scambieranno per magnanima concessione ciò che ci spetta di diritto. Questi fondi, peraltro, sono stati ampiamente saccheggiati dal governo Meloni che, con la complicità di Schifani, ha sottratto alla Sicilia ben 2,1 miliardi per destinarli a un ponte che mai sarà realizzato e a due pericolosi inceneritori. Il tutto a discapito di strade, autostrade e di tutte le altre fatiscenti infrastrutture siciliane” dicono il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e il presidente della commissione Ue di palazzo dei Normanni Luigi Sunseri.

“Tra l’altro – continuano i due parlamentari – prima della firma, l’elenco delle opere del programma Fsc sarebbe dovuto passare al vaglio dell’Ars, come da impegno assunto dal presidente Galvagno, e invece nulla, ancora una volta il Parlamento siciliano è stato bypassato. Evidentemente per Schifani e la Meloni il parlamento e la volontà dei siciliani contano meno di nulla, salvo poi chiedergli i voti per mantenerli sulle loro comode poltrone”.

L’attacco della Cgil

E’ critica anche l’analisi di merito della Cgil Sicilia in vista della firma dell’accordo tra governo nazionale e regionale sulla programmazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) destinate all’Isola.

“Dal piano che la giunta regionale ha esitato e che firmerà lunedì la presidente del Consiglio Meloni, non si evince alcuna strategia concreta di superamento del gap tra la Sicilia e il resto del Paese – dichiarano Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia e Francesco Lucchesi componente della segreteria regionale con delega ai Fondi strutturali – Queste risorse, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, avrebbero dovuto essere invece lo strumento finanziario principale tramite cui attuare politiche mirate per lo sviluppo della coesione sociale economica e territoriale e per rimuovere gli squilibri esistenti”.

Nonostante i sindacati abbiano più volte chiesto un confronto sull’utilizzo dei 6,8 miliardi di euro, al netto dei 1,3 miliardi “scippati” per il Ponte di Salvini, l’incontro è sempre stato negato sia alle parti sociali che a tutto il partenariato economico e sociale.

“Prendiamo atto invece che sono stati anche previsti numerosi interventi frammentati in tanti piccoli rivoli, utili solo a dare agio a qualche deputato regionale e nazionale – aggiungono Mannino e Lucchesi – E mancano invece del tutto investimenti infrastrutturali strategici per l’innovazione e la digitalizzazione, che dovevano piuttosto servire per rafforzare il nostro apparato produttivo e sociale. Se ne evince come si voglia abbandonare la Sicilia al suo destino, sprecando ancora una volta enormi risorse pubbliche”.

Dal decreto regionale, secondo i dirigenti della Cgil Sicilia emerge una parcellizzazione delle risorse e una riproduzione di vecchie progetti non portati a termine in passato, in quanto ormai fuori dai tempi previsti dalla vecchia programmazione.

“Non è prevista nessuna risorsa sulla medicina territoriale, per esempio, e le risorse sul campo infrastrutturale sono insufficienti – denunciano ancora Mannino e Lucchesi – Si mettono solo 251 milioni per la rete autostradale Palermo-Messina-Catania, gestita dal Cas, quando lo stesso consorzio afferma che per mettere in sicurezza l’infrastruttura stradale servono almeno 3 miliardi di euro. In più si prevede la costituzione di un comitato di indirizzo e vigilanza per la trasparenza, in cui non sono coinvolte le parti sociali, alla faccia della trasparenza”.

“Per non parlare poi dei tempi in cui si firma l’accordo che sanno tanto di spot elettorale – proseguono i due segretari Cgil Sicilia – Nell’intero piano emerge plasticamente come le scelte abbiano una natura puramente clientelare da parte del governo nazionale. Sono scelte che passano sulla testa della Regione, obbligata ad annuire su questo così come su tante altre importanti scelte del governo Meloni che riguardano autonomia differenziata, Zes unica, riforma politica sulla coesione, tanto per fare alcuni esempi. Una politica regionale spettatrice rispetto a una impostazione determinata dall’alto, con un governo regionale a fare da vassallo dei potenti”.

Cosa prevede l’accordo

Cosa prevede l’accordo è sancito da due delibere: la 179 del 13 maggio con l’aggiornamento del quadro programmatico delle risorse”; e la 192 del 22 maggio, in cui si dà il via libera allo schema finale dell’Accordo.

Il documento consta di 68 pagine, con l’elenco completo di tutti i progetti, con già gli spazi predisposti per le firme di Meloni e Schifani.

E in questi atti, con relativi allegati c’è il dettaglio di come e dove saranno spesi, al netto dei 1,3 miliardi per il Ponte, i quasi 5 miliardi del Fsc siciliano: 4.5 miliardi per “interventi infrastrutturali” (compresi gli 800 milioni già stornati per i due termovalorizzatori) e 480 milioni per interventi.

Esclusi da finanziamento “Ricerca e innovazione” e “Digitalizzazione”

Entriamo nel dettaglio. Partendo però dalla cosa che non sarà finanziato: zero euro e come già previsto, per “Ricerca e innovazione” e “Digitalizzazione” (su cui c’erano delle proposte della Città metropolitana di Palermo): nelle due aree tematiche come scrive Falgares in una nota del 13 marzo scorso, la giunta regionale “Non ha apprezzato alcune destinazione di risorse”.

“Mobilità e trasporti”, rimane poco più di un miliardo per 150 interventi

La parte più significativa riguarda le infrastrutture di “Mobilità e trasporti”. Nel Fsc, dopo il prelievo di 1,3 miliardi di come cofinanziamento regionale per il Ponte, resta poco più di un miliardo per 150 interventi, di cui la maggiora parte (121 per 690 milioni) riguarda le strade. Fra le opere più importanti ci sono la costruzione dello svincolo di Monforte-San Giorgio sulla Messina-Palermo (40 milioni), il collegamento interno di Alcara Li Fusi (39 milioni), gli interventi di messa in sicurezza sulle tre autostrade siciliane (37 milioni); previsti anche 25 milioni per il potenziamento dei collegamenti stradali con l’aeroporto di Comiso. A proposito: 82 milioni del Fsc sono destinati al trasporto aereo, di cui 20 per il progetto cargo a Comiso, altri 20 per il terminal passeggeri a Palermo, più altri investimenti su Catania (9 milioni per il comparto security del piano partenze, 5 per la viabilità, 4,9 per il varco doganale, 3,2 per la rifunzionalizzazione del terminal passeggeri).

Uno degli interventi infrastrutturali più importanti riguarda il trasporto su rotaie: 121 milioni, sui 729 del progetto, andrà alla tratta Misterbianco-Paternò della metropolitana di Fce.

Altri 95 milioni al trasporto marittimo e 49 milioni per la mobilità urbana, con 5 progetti.

A “Competitività e impresa” 450 milioni

Il primo tesoretto arriva per “Competitività e impresa”: 450 milioni. Dei quali 300 milioni alle Attività produttive e 150 milioni al Turismo (che aveva sforato di 30 milioni). Nel primo ambito sono previsti 90 milioni per la “riqualificazione dei Complessi termali di Sciacca e Acireale”.

E poi una serie di agevolazioni: 135 milioni per le imprese del comparto alberghiero ed extra-alberghiero; 100 milioni a “infrastrutture per le imprese”; fondi per il cofinanziamento del contratto di sviluppo, 44 milioni per “Ripresa Sicilia”, 27 milioni per “FalnSicilia” il progetto di cofinanziamento della misura Fare Impresa, 19 milioni per “Realizzazione linea pilota microchip nell’area industriale di Catania” e 15 milioni di contributi alle “imprese di produzione cinematografica e audiovisivo”.

“Energia”, previsti 45 interventi

Nell’area “Energia”, rispetto a una dotazione iniziale di 100 milioni, c’è stato un “minore assorbimento di risorse” pari a 31,6 milioni. In tutto sono previsti 45 interventi spalmati soprattutto nei comuni. Fra i più rilevanti: 6,4 milioni per l’efficientamento degli impianti di Melilli; 5,8 milioni per la casa albergo per anziani di Ravanusa; 4.5 milioni per la Colonia Marina di Licata; 3,1 milioni per il palazzo municipale di Maletto, 3 milioni per il convento dei padri cappuccini di Geraci.

“Ambiente e risorse naturali”, schede per oltre 2,5 miliardi

Molto più lungo e corposo l’elenco delle richieste, in tutto 241, sull’area tematica “Ambiente e risorse naturali”: a fronte di una disponibilità di 2.2 miliardi (compresi 800 milioni per i due termovalorizzatori) le schede caricate ammontano a oltre 2.5 miliardi con un “overbooking” di 380 milioni. In questo contesto l’Agricoltura ha inserito progetti di irrigazione per i Consorzi di bonifica pari a quasi 290 milioni, circa 30 milioni per l’acquisto di mezzi antincendio richiesti dal Corpo forestale.

“Rischi e adattamento climatico”, 237 milioni

Poi ben 139 interventi (237 milioni il costo) alla voce “Rischi e adattamento climatico” distribuiti su tutto il territorio, gestiti dal commissario per il dissesto idrogeologico, di cui 250 milioni riservati a “interventi di ripristino degli alvei fluviali”.

“Cultura” e infrastrutture sportive

Alla “Cultura” erano previsti 290 milioni, 120 dei quali per infrastrutture sportive. Quest’ultime sono state pero spostate, su richiesta, del Turismo all’area “Strutture sociali”. E dunque gli interventi culturali finanziati, in tutto 54 quelli caricati nella piattaforma Invitalia, ammontano a circa 170 milioni. Tra i principali: 20,6 milioni per la Cittadella della Cultura a Messina; 15 milioni per il Politeama di Palermo; 8 milioni per il quartiere rupestre di Chiafura nel parco archeologico di Kamarina; 7,5 milioni per la rinfunzionalizzazione dell’ex Santa Marta di Catania e altrettanti per la Rocca di Gagliano Castelferrato; 6.1 milioni per il museo di Castello Ursino di Catania.

Duecentocinquanta milioni per  il capitolo “Sociale e salute”

Nell’area tematica “Sociale e salute” che ha assorbito le infrastrutture sportive, ci sono 250 milioni per tre interventi dell’assessorato alla Salute: 130 per il nuovo ospedale di Gela, 50 per il “rinnovo tecnologico Ismett 2” e 70 per un generico “rinnovamento della rete ospedaliera” in cui non sono specificati singoli progetti. Infine, “Istruzione e formazione”, 34 interventi (quasi tutti di edilizia scolastica e residenze universitarie) caricati sulla piattaforma Invitalia per un totale di quasi 80 milioni con un “risparmio” di 20 rispetto alla dotazione iniziale.

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